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Domenico Colosimo, il pentito che sta fornendo le informazioni

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Salgono a 75 i nomi degli indagati nell’inchiesta sulla mafia dei boschi, dopo le rivelazioni del pentito; tra questi anche il boss di Mesoraca


PETRONÀ – Si amplia, grazie alle dichiarazioni del pentito Domenico Colosimo, l’inchiesta sulla mafia dei boschi: gli indagati sono saliti da 60 a 75 e tra loro spunta il boss di Mesoraca Mario Donato Ferrazzo, indicato nei capi d’accusa come il “capo della montagna”. La Dda di Catanzaro ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini che, nel settembre scorso, portarono alla maxi operazione Karpanthos.
L’inchiesta condotta dai carabinieri, e coordinata dalle pm Veronica Calcagno e Debora Rizza, ha inferto duri colpi alle “famiglie” di ‘ndrangheta Carpino e Bubbo di Petronà e ai loro alleati della provincia pitagorica. Alla cosca Carpino è strettamente legato il gruppo dei Cervesi, loro articolazione a Cerva, dove il Comune è stato sottoposto ad accesso antimafia in seguito all’arresto del sindaco Fabrizio Rizzuti, tra i destinatari del mega avviso di conclusione delle indagini insieme all’ex assessore Raffaele Scalzi e all’ex consigliere di maggioranza Raffaele Borelli.

GLI INDAGATI E LE ACCUSE

Le accuse sono, vario titolo, di associazione mafiosa finalizzata a traffici di stupefacenti, estorsioni, rapine ma anche voto di scambio e intestazioni fittizie. Ma la novità è che oggi le consorterie criminali di quell’area rientrano nella sfera d’influenza della cosca attualmente guidata dal capobastone di Mesoraca, come dimostrano anche i numerosi indagati dell’Alto Crotonese. I Carpino sarebbero dominanti ma si muoverebbero sotto l’egida della cosca di Mesoraca.

La conferma verrebbe da uno degli esponenti di vertice del clan di Petronà che ha iniziato a “cantare” subito dopo l’arresto e le rivelazioni fatte agli inquirenti già si riversano nei capi d’accusa, con nuove contestazioni rispetto all’impianto originario dell’ordinanza di custodia cautelare. Del “locale” di ‘ndrangheta di Mesoraca farebbe parte anche la cosca Carpino, infatti. E Colosimo, come richiesto da Ferrazzo durante un summit, avrebbe compiuto un’estorsione in un cantiere di Catanzaro, nella località Alli, di proprietà di Francesco Rotundo, titolare della Mo.Ter, costretto a versare somme tra i 1000 e 2000 euro mensili poi consegnate al boss che avrebbe provveduto alle spartizioni tra le cosche della montagna. Con la mediazione di Pasquale Scorza, e sempre su ordine di Ferrazzo, Colosimo si sarebbe fatto pagare, inoltre, somme tra 2000 e 3000 euro da Pietro Fiore Catizone, titolare dell’omonima impresa individuale anche questa con sede a Catanzaro.

I tentacoli su Catanzaro erano anche quelli della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, che avrebbe imposto servizi di guardiania all’imprenditore Pietro Mirante e nella maggior parte dei casi sarebbe stato Colosimo a riscuotere il denaro per conto del clan: 1500 euro mensili. Questo episodio risale però a un periodo compreso tra il 2008 e il 2010, le altre estorsioni si sarebbero verificate meno di dieci anni fa.

IL BOSS DI MESORACA

Il boss di Mesoraca detta legge anche nella Sila catanzarese, dunque. Sarebbe lui il «responsabile della montagna». Gli Arena di Isola Capo Rizzuto comandano, invece, nel capoluogo calabrese, ma essendo stati duramente colpiti da arresti e condanne a raccogliere estorsioni inviano i picciotti della montagna, che si muovono sotto la loro egida. È la nuova geografia mafiosa che si ridisegna dinanzi agli inquirenti grazie al nuovo collaboratore di giustizia. Il dato di fondo è che le cosche del Crotonese spadroneggiano nella limitrofa provincia di Catanzaro, compreso il capoluogo calabrese.

Il caposocietà di Petronà sarebbe, invece, Salvatore Carpino, che reggerebbe le fila del sodalizio insieme al fratello Francesco e verrebbe riconosciuto come un riferimento anche nel carcere di Marassi, dove è detenuto. Salvatore Carpino stava per vendicarsi della morte del fratello Alberto ma venne arrestato per detenzione di un fucile a canne mozze che portava con sé con l’intento di uccidere Raffaele Bubbo. Ma è soltanto l’ultimo episodio di una lunga scia di sangue. Gli altri capi del clan sono indicati in Mario Gigliotti, Giuseppe Rocca e nello stesso Domenico Colosimo, che oggi si dissocia.

I NOMI DEI 75 INDAGATI NELL’INCHIESTA SULLA MAFIA DEI BOSCHI

David Berlingieri (24), di Petronà; Giuseppe Bianco (22), di Petronà; Raffaele Borelli (48), di Cerva; Carmine Brescia (37), di Petronà; Vincenzo Bubbo (44), di Petronà; Vincenzo Caligiuri (41), di Petronà; Gianluca Canino (26), di Cerva; Edoardo Carpino (33), di Petronà; Salvatore Carpino (66), di Petronà; Leonardo Castagnino (36), di Mesoraca; Nicolina Cavarretta (59), di Petronà; Domenico Colosimo (57), di Petronà; Simone Colosimo (34), di Petronà; Vincenzo Colosimo (58), di Petronà; Giuseppe Colosimo (65), di Petronà; Luca Costantino (50), di Cerva; Alessandro Cropanese (26), di Catanzaro; Lidio Elia (41), di Cerva; Martin Elia (35), di Petronà; Francesco Esposito (43), di Petronà; Giuseppe Ferreri (55), di Roccabernarda; Francesco Fico (52), di Mesoraca; Pasquale Fico (56), di Mesoraca; Pietro Fico (41), di Mesoraca; Claudio Gentile (41), di Valmadrera (LC); Mario Gigliotti (60), di Petronà; Mario Griffo (45), di Cerva;

Michele Griffo (44), di Sersale; Gianfranco Iervasi (44), di Cerva; Vincenzo Antonio Iervasi (47), di Cerva; Giuseppe Lavigna (47), di Mesoraca; Giovanni Lopreti (54), di Mesoraca; Luigina Marchio (52), di Perosa Argentina (TO); Santo Marchio (64), di Petronà; Danilo Monti (33), nato a Catanzaro; Ciro Ranieri (31), di Crotone; Vincenzo Raffaele (39), di Petronà; Francesco Ribecco (58), di Cutro ma residente a Suzzara (MN); Vincenzo Ribecco (60), di Cutro; Salvatore Rimedio (52), di Petronà; Fabrizio Rizzuti (50), di Cerva; Giovanni Rizzuti (50), di Petronà; Massimo Rizzuti (54), di Cerva; Giuseppe Rocca (62), di Petronà; Pietro Paolo Scalzi (54), di Petronà; Raffaele Scalzi (43), di Cerva; Tommaso Scalzi (55), di Cerva; Venanzo Scalzi (27), di Petronà; Antonio Scerbo (33), di Isola Capo Rizzuto; Rosario Severini (47), di Borgia; Vincenzo Sculco (36), di Botricello;

Giuseppina Trovato (39), di Galbiate (LC); Beniamino Bianco (55), di Oggigiorno (LC); Angelo Elia (44), di Cerva; Giuditta Gaglione (24), di Crotone; Marcello Talarico (53), di Petronà; Francesco Procopio (55), di Magisano; Vincenzo Marchio (53), di Valmadrera; Giovanni Sacco (56), di Cerva; Luigi Mannarino (39), di Petilia Policastro; Francesco Serrao (57), di Mesoraca; Giulietta Ascone (52), di Polistena; Luciano Ascone (53), di Taurianova; Luca Contrastato (48), di Napoli; Mario Donato Ferrazzo (62), di Mesoraca; Pasquale Scorza (62), si Magisano; Giovanni Greaco (41), nato a Catanzaro; Carmine Gigliotti (70), di Petronà; ; Filippo Campagna (62), di Cropani; Giovanni Antonio Evalto (47), di Seminara; Leonardo Zoffreo (54), di Cutro.

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