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LA PRIMA onda d’urto del ciclone è passata, ma le schiarite apparse in mattinata sul cielo calabrese sono solo una tregua. L’Arpacal ha già diffuso un bollettino meteo nel quale sono previste per le prossime ore ancora precipitazioni intense, maggiormente insistenti sulla fascia ionica e nel crotonese. «Tali fenomeni – fanno sapere dalla sala Multirischi – dovrebbero esaurirsi nel corso della giornata di martedì. Si raccomanda di prestare massima attenzione nelle zone già colpite dall’evento in quanto il territorio risulta maggiormente vulnerabile».

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Il livello di allerta, comunque, è destinato ad abbassarsi: ridimensionato a livello 1, il più basso della scala, l’avviso di criticità che resterà in vigore fino alle 14 di martedì. Ma in molti centri le scuole resteranno chiuse anche martedì: un’ordinanza in questo senso è stata emessa dal sindaco di Crotone.

I NUMERI IMPRESSIONANTI DEL CICLONE – Quanto basta, però, per tenere in appresnione un territorio che è già stremato dalla giornata di domenica, quando l’ondata di maltempo ha scosso in particolare il versante ionico calabrese. Secondo i dati resi noti dall’Arpacal, in alcuni centri della provincia di Crotone sono caduti oltre 200 millimetri d’acqua nell’arco delle 24 ore. E’ il caso di Cirò Marina, dove si è raggiunta quota 220. Ma significativi sono anche i dati di San Nicola dall’Alto (180 millimetri), Crotone (175), Crucoli (179), Isola Capo Rizzuto (151).

Impressionante il livello delle onde che hanno spazzato il lungomare di Crotone, misurate ad un altezza di oltre 11 metri alle dieci del mattino, con il vento che ha soffiato ad oltre 100 chilometri orari. E ad alzarsi sono stati anche i livelli dei fiumi: l’Arpacal ha misurato incrementi allarmanti per il Crati a Sibari  (3.85 metri), per l’Esaro a Crotone (3.5 metri), per il Neto a Rocca di Neto (2.17 metri), per il Nicà a Crucoli (2.40 metri), il Tacina a Belcastro (2.96 metri).

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I DANNI E LE POLEMICHE: “LASCIATI SOLI” – Per stilare i primi bilanci dei danni si aspetta di superare l’emergenza. Ma già emergono gli effetti di una giornata che è stata devastante (LEGGI IL DIARIO DI DOMENICA). I disagi restano su numerose strade che ancora sono sommerse da fango e detriti, dopo che domenica si erano trasformate in fiumi. Ripresa invece la circolazione sulla linea ferroviaria ionica che ieri era stata interrotta.

A Sibari apprensione per gli scavi archeologici che già a gennaio erano stati invasi dall’acqua del Crati e che ieri hanno retto agli allagamenti causati dall’acqua piovana. E’ polemica, invece, ad Amendolara, dove a causa del maltempo sono parzialmente crollate le mura di cinta del castello federiciano datato tra l’VIII e il IX secolo. Il sindaco del Comune del Cosentino, Antonello Ciminelli, denuncia anche l’esondazione del torrente Straface e quello del fiume Ferro e il danneggiamento delle pompe del depuratore. E attacca: «Se si sono evitati danni peggiori è stato per l’impegno delle forze comunali e dei numerosi volontari locali. Ma i Comuni non possono essere abbandonati a se stessi: il precario funzionamento – aggiunge – della macchina organizzativa della Protezione Civile sia a livello nazionale che regionale, fa sì che gli allarmi rischino di generare solo psicosi che potrebbero essere fatali nei momenti in cui invece davvero servono interventi e azioni concertate ed efficaci».

Redazione web

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