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CATANZARO – Dirigenti senza requisiti. Incompatibilità di ruoli. Obiettivi mancati. Un nuovo fascicolo prende corpo in Procura. E sulla scrivania del sostituto procuratore Domenico Guarascio approda un dettagliato esposto presentato a carico dei manager della sanità in Calabria. Nomi che si rincorrono tra le carte già confluite al vaglio del magistrato per mano dei finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro, chiamati a verificare ogni singola posizione ed ogni singolo decreto di nomina firmato dalla giunta targata Scopelliti. Si parte dai direttori generali per finire a quelli sanitari e amministrativi di tutte le aziende sanitarie provinciali e aziende ospedaliere della Calabria. Senza dimenticare i molteplici incarichi di consulenza, collaborazione, studio e ricerca conferiti dall’Amministrazione regionale a quegli ex dipendenti che avevano beneficiato dell’esodo, nonostante il divieto previsto dalla normativa che regola la materia. 

Posizioni da tempo al centro della bufera politica e adesso finite nel ciclone giudiziario alimentato dall’interrogazione inoltrata di recente dal consigliere regionale del Pd, Demetrio Naccari Carlizzi, al presidente della giunta, Giuseppe Scopelliti, per sollecitarlo ad intervenire immediatamente “per rimuovere i soggetti che dovessero versare nei divieti e nelle condizioni di incompatibilità eventualmente riscontrate” con tanto di “recupero somme e segnalazione all’autorità giudiziaria”. E Naccari non si era tirato indietro nell’elencare una serie di incarichi a suo dire illegittimi o, quanto meno, di dubbia legittimità, così innescando una sorta di battaglia a colpi di carta bollata che ad oggi aveva sortito come unico effetto una lapidaria risposta da parte della Regione, che si era genericamente impegnata ad avviare la ricerca con una richiesta dilatoria dei curricula e le conseguenti verifiche. Tanto che, nonostante i bilanci approvati con rilevanti disavanzi in alcune aziende sanitarie, i rispettivi manager erano rimasti ben fermi sulla poltrona, in spregio anche alla legge regionale 11/2004 che prevede, nel caso di negatività del risultato economico, la decadenza automatica dall’incarico senza alcun altro processo valutativo. 
Si tratta, insomma, di casi analoghi a quello scoppiato intorno al direttore generale dell’Asp di Reggio Calabria, Rosanna Squillacioti, rimasta al suo posto nonostante la stessa fosse rientrata nell’esodo regionale. Una situazione che ha diviso addirittura i Dipartimenti della stessa Regione, giunti ad opposte conclusioni, tanto da avere indotto la giunta regionale a rivolgersi al comitato di consulenza giuridica per un parere che possa porre fine alla “questio”, mentre la Procura è andata avanti per le sue competenze, avviando un’inchiesta già sfociata in un avviso di garanzia firmato dal sostituto procuratore, Gerardo Dominijanni, a carico della stessa Squillacioti e del direttore generale del Dipartimento, Antonino Orlando. Il sostituto procuratore, Domenico Guarascio, è andato oltre. È partito dall’esposto del consigliere Naccari e ha delegato i finanzieri a portare avanti gli accertamenti necessari a chiarire le posizioni di tutti i vertici della sanità in Calabria, aprendo un fascicolo attualmente contro ignoti e destinato ad “ospitare” i nomi di tutti quei dirigenti la cui nomina dovesse risultare inficiata da irregolarità. 
L’ipotesi di reato intorno alla quale ruotano le indagini è quella di abuso d’ufficio in concorso, che si andrrebbe a configurare in assenza di requisiti previsti dalla legge in capo ai direttori generali nominati dalla Giunta Regionale, così come l’assenza degli stessi per i direttori amministrativi e sanitari, nominati dai direttori generali, confermerebbe un comportamento gravissimo e strettamente collegato agli scarsi risultati ottenuti dalle aziende e alla politicizzazione delle stesse ormai evidente.
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