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COSENZA – La vicenda delle intimidazioni a sindaco e giunta comunale di Morano Marchesato (LEGGI L’ARTICOLO) è giunta al suo epilogo grazie alle indagini definite “esemplari” di procura e carabinieri. Per il procuratore della Repubblica di Cosenza, Dario Granieri, «si è trattato di un grave fatto criminoso».

Oltre ai profili genetici ricostruiti con le tracce biologiche trovate sulle buste e sul nastro usato per fissare una lettera intimidatoria all’automobile di uno degli amministratori, con l’acquisizione delle celle telefoniche sono stati ricostruiti i movimenti degli indagati nella notte tra il 6 e il 7 maggio quando vennero date alle fiamme contemporaneamente due automobili di altrettante vittime.

Il sostituto procuratore Bruno Antonio Tridico ha spiegato che «non è stato tralasciato nulla». Inizialmente gli amministratori avevano attribuito quei gesti ad alcune azioni volte ad allontanare episodi di piccolo spaccio di droga da Marano Marchesato, in realtà si è poi scoperto che la ragione stava nella richiesta di lavoro da parte dei cinque indagati, tre dei quali finiti dietro le sbarre con l’accusa di concorso in tentata estorsione. 

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