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IMMIGRAZIONE clandestina per finanziare il terrorismo. Il lavoro è della Dda di Bari e riguarda un 45enne iracheno Majjid Muhamad ma un passaggio di una persona con cui era in contatto c’è anche da Matera e precisamente attraverso un’agenzia di viaggi della città alla quale aveva chiesto il preventivo per una ventina di biglietti aerei.

Tra le persone con cui Majid Muhamad ha avuto contatti nei mesi dell’indagine barese infatti anche c’è un cittadino iracheno Ridha Shwan Jalal, arrestato nel porto di Bari il 5 agosto 2015 mentre tentava di imbarcarsi per la Grecia con documenti falsi. Alcuni mesi prima aveva chiesto in una agenzia viaggi di Matera il preventivo per 20 biglietti aerei per altrettanti cittadini iracheni che sarebbero partiti in gruppi di cinque dall’aeroporto di Sulayrmaniyah (nella regione del Kurdistan iracheno), alla volta di Parigi con uno scalo intermedio ad Istanbul (Turchia), forse proprio su richiesta di Majid Muhamad che gli aveva telefonato alcuni giorni prima per commissionarne «uno».

Dopo l’arresto nel porto di Bari Rhida Shwan Jalal (che era in attesa di riconoscimento della Protezione internazionale, poi rigettato), è stato scarcerato e ha fatto perdere le proprie tracce. Potrebbe trattarsi soltanto di una coincidenza, ma Jalal è passato dal porto di Bari lo stesso giorno in cui faceva ritorno in Italia attraverso lo stesso scalo pugliese Abdeslam Salah, il terrorista ricercato per gli attentati a Parigi del 13 novembre scorso.

Quanto a Majiid Muhamad stando alle indagini della Digos di Bari e del Servizio Centrale Antiterrorismo, coordinate dal pm Roberto Rossi, in questi mesi il 45enne avrebbe favorito l’ingresso in Europa di soggetti collegati alla pericolosa cellula terroristica italiana del gruppo Ansar Al Islam. Almeno 10 le persone indagate, ritenute contigue ad una cellula con base in Italia, a Parma, inserita nella black list dei gruppi terroristici internazionali, fondata nel 2001 dall’emiro Mullah Krehar attualmente residente in Norvegia.

A Bari, una volta libero, Muhamad aveva ripreso i contatti con il cosiddetto ‘gruppo di Parmà, utilizzando come luogo di intrattenimento e socializzazione un kebab nei pressi della stazione centrale.

Nelle telefonate intercettate emerge inoltre l’utilizzo di un linguaggio definito «criptico» dagli inquirenti, dalle ‘arti marzialì all’acquisto di ‘tartufì che potrebbero essere esplosivi, e ad affari in Norvegia per ‘lavori di puliziè su cui investire centinaia di migliaia di dollari. Parlando della vicenda milanese appena conclusa, Muhamad dice poi alla moglie “questa è la mia causa», frase questa evidenziata nell’ordinanza d’arresto firmata dal gip Giovanni Abbattista. L’indagine barese è partita da una perquisizione fatta a febbraio in un appartamento nel centro di Bari dove abitava Majid Muhamad, trovato in possesso di un quaderno con copertina rossa, su cui appariva evidenziato il nome di Bassam Ayachi, conosciuto durante la detenzione a Benevento (l’imam del Belgio processato a Bari per terrorismo internazionale). Gli agenti hanno trovato anche numerose cartoline postali, sul cui retro erano riportate, scritte con penna biro, frasi in lingua araba. Si tratterebbe di messaggi scambiati con altri detenuti negli anni della sua carcerazione, tutti accusati di reati di terrorismo internazionale. «Chiedo una vita felice, la morte dei martiri e la vittoria sui nemici» c’è scritto su uno di quei biglietti.

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