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Non riescono a spiegarsi le ragioni di un accanimento che, a detta loro, non fa che rendere ulteriormente complicata una stagione turistica nata male, malissimo. “Ormai – spiega Nando Irene, titolare del Vico Storto in via delle Virtù – qui si lavora un mese l’anno, ad agosto. Hanno scelto proprio un bel momento per alzare questo polverone. Come se non bastasse la confusione alimentata dal nuovo dipositivo sulla ztl. Si è fatta circolare la voce che i Sassi sono inaccessibili con le auto, il che è vero soltanto fino alle 20,30, con il bel risultato che molti clienti non vengono più. Preferiscono raggiungere la Puglia. Sulle nuove restrizioni in materia di alcol e decibel non abbiamo avuto nessuna comunicazione ufficiale. E dire che nel nostro settore potrebbero nascere almeno altri 4 mila posti di lavoro oltre ai cinquecento che già ci sono”.
E se Massimo Carlucci, titolare dell’Osteria Malatesta in via San Biagio, si lamenta soprattutto dell’obbligo di utilizzare bottiglie in plastica dopo le 23 (“è così che si incoraggia la sensibilità per l’ambiente?”), altri fanno notare che Matera non merita provvedimenti così duramente restrittivi. “Queste limitazioni – secondo Damiano Fragasso, titolare dello Shibuya, in via Ridola – hanno senso in contesti molto diversi dal nostro. Matera non è una città pericolosa, per fortuna. E noi siamo i primi ad avere interesse a mantenere l’ordine e il decoro urbano nei luoghi nei quali lavoriamo. La gran parte delle attività che si svolgono in questa strada hanno almeno dieci anni di storia.  Accanto al mio locale, anni fa, c’era gente che si drogava. Sono stato io ad allontanarla, mica le forze dell’ordine. Il rapporto con i residenti è ottimo. Molti di loro sono nostri clienti. Ma che cosa vogliono? Che i turisti ci preferiscano Otranto e Trani? Già a Matera non ci sono eventi che convincano i visitatori a restare più a lungo. Si dimentica che se non fossimo noi, molti ragazzi, compresi i figli dei nostri amministratori, di notte salirebbero in auto per raggiungere altri luoghi”.
Per Alessandro Santantonio, titolare della Focagna, in via Ridola “chi alza polveroni sulla movida non fa il bene di Matera. E’ assurdo che ci costringano a rispettare divieti ancora più rigidi che nel resto d’Italia. Ostacolando il nostro lavoro non impoveriscono soltanto noi, ma un’intera città”.

Non riescono a spiegarsi le ragioni di un accanimento che, a detta loro, non fa che rendere ulteriormente complicata una stagione turistica nata male, malissimo. 

 

“Ormai – spiega Nando Irene, titolare del Vicolo Cieco in via Fiorentini – qui si lavora un mese l’anno, ad agosto. Hanno scelto proprio un bel momento per alzare questo polverone. Come se non bastasse la confusione alimentata dal nuovo dipositivo sulla ztl. Si è fatta circolare la voce che i Sassi sono inaccessibili con le auto, il che è vero soltanto fino alle 20,30, con il bel risultato che molti clienti non vengono più. Preferiscono raggiungere la Puglia. Sulle nuove restrizioni in materia di alcol e decibel non abbiamo avuto nessuna comunicazione ufficiale. E dire che nel nostro settore potrebbero nascere almeno altri 4 mila posti di lavoro oltre ai cinquecento che già ci sono”.

E se Massimo Carlucci, titolare dell’Osteria Malatesta in via San Biagio, si lamenta soprattutto dell’obbligo di utilizzare bottiglie in plastica dopo le 23 (“è così che si incoraggia la sensibilità per l’ambiente?”), altri fanno notare che Matera non merita provvedimenti così duramente restrittivi. 

“Queste limitazioni – secondo Damiano Fragasso, titolare dello Shibuya, in via Ridola – hanno senso in contesti molto diversi dal nostro. Matera non è una città pericolosa, per fortuna. E noi siamo i primi ad avere interesse a mantenere l’ordine e il decoro urbano nei luoghi nei quali lavoriamo. La gran parte delle attività che si svolgono in questa strada hanno almeno dieci anni di storia.  Accanto al mio locale, anni fa, c’era gente che si drogava. Sono stato io ad allontanarla, mica le forze dell’ordine. Il rapporto con i residenti è ottimo. Molti di loro sono nostri clienti. Ma che cosa vogliono? Che i turisti ci preferiscano Otranto e Trani? Già a Matera non ci sono eventi che convincano i visitatori a restare più a lungo. Si dimentica che se non fossimo noi, molti ragazzi, compresi i figli dei nostri amministratori, di notte salirebbero in auto per raggiungere altri luoghi”.Per Alessandro Santantonio, titolare della Focagna, in via Ridola “chi alza polveroni sulla movida non fa il bene di Matera. E’ assurdo che ci costringano a rispettare divieti ancora più rigidi che nel resto d’Italia. Ostacolando il nostro lavoro non impoveriscono soltanto noi, ma un’intera città”.

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