X
<
>

Condividi:
5 minuti per la lettura

AVEVO lasciato sulla scrivania una serie di provvedimenti pronti per essere approvati in pochi giorni, a distanza di mesi mi chiedo: che fine hanno fatto?». Piero Mazzei ex assessore comunale all’Urbanistica nella giunta Adduce fino all’8 agosto decide di rompere il silenzio e rilascia al “Quotidiano” la prima intervista a distanza di mesi dalla revoca delle deleghe. E quelle di Mazzei, con la spinosa questione urbanistica in primo piano, non erano di poco conto. «In quattro mesi il nulla eppure c’era tanto da fare dal Piano Strutturale al regolamento urbanistico, dalle cooperative agli alloggi di La Martella e Venusio, al mercato del sabato e alla variante per via La Martella». Domande e interrogativi che suonano decisamente forti e rimbombano in un settore da sempre sotto i riflettori. «Si potevano mettere in circolo 25 milioni di euro d’una economia in crisi ed eravamo pronti. Invece, cosa è successo?». L’ingegnere, ritornato all’originario lavoro, racconta anche le ultime ore da assessore e la notizia delle scelte del sindaco. Aveva immaginato all’inizio di agosto un’evoluzione simile della situazione e la revoca delle deleghe da parte del sindaco Adduce? «Non avevo avuto alcun sentore di quello che stava per succedere. Il sindaco dopo il Consiglio ha convocato una giunta ma per impegni presi in precedenza sia io che Bergantino chiedemmo di posticiparla di qualche ora. All’arrivo in Comune abbiamo ricevuto in stanza la notizia della revoca. Non pensavo che Adduce potesse assumere questa decisione nonostante sia nelle sue prerogative ma ero convinto non si arrivasse a questa scelta». Le ultime polemiche di queste ore ci riportano al Piano Casa 2 e alla legge 106. Un caso emerso nel mese di settembre, ma alcune domande di ristrutturazione erano già partite a maggio-giugno. Lei ne sapeva niente? «Le uniche richieste arrivate fino a quando ho fatto l’assessore erano legate a piccoli cambiamenti e non ad autentici stravolgimenti. Di progetti come Mulino Alvino non se ne sapeva niente. In occasione di un incontro a Potenza posi il problema del caos nel quale ci potevamo trovare ma nulla di più. Una situazione nella quale l’imprenditore fa le sue scelte autorizzato da una legge mentre è la politica che non può lasciare campo libero a questi stravolgimenti catastrofici. E’ chiaro poi che quando si innesca un meccanismo del genere diventa difficile fermarlo. Io credo che il Consiglio debba gestire in questi casi le proprie prerogative». Invece il Piano Casa 1 a che punto lo ha lasciato visto che non se ne sa più niente, eppure le polemiche scaturite erano state forti? «I progetti inviati e selezionati dalla struttura comunale, ci sono stati restituiti con un punteggio dalla Regione ma quest’operazione è stata fatta con circa un anno di ritardo. Io mi sono battuto sin dall’inizio perchè questi progetti che prevedevano un 40 per cento di edilizia sociale andassero in porto. Era un buon modo per mettere in moto l’economia materana con circa 700 alloggi. Avrebbe permesso di fittare per 8 anni a prezzo sociale secondo una graduatoria comunale un 40 per cento di alloggi. Con la Regione eravamo, inoltre d’accordo di chiedere alle 7 imprese il progetto esecutivo da portare in Consiglio. La cosa è stata fatta. Certo per la Regione il problema era superabile, poi che io sappia fino a poco fa questi progetti non c’erano ancora». Lei parla di carte pronte sul tavolo, ci dice quali erano? «Provvedimenti da fare in pochi giorni. Di cui non ho notizie. Iniziamo dal Piano Strutturale, il professor Properzi presenta alla giunta a luglio una bozza del documento preliminare già pronto che il 5 settembre Properzi doveva presentare ufficialmente tanto che avevo già allertato l’Ufficio regionale preposto alla Vas (Valutazione ambientale strategica) per inviarlo. In secondo luogo c’era il Regolamento urbanistico e avevo dato un ultimatum ai geologi, cosa nota anche al sindaco, perchè bisognava inviarlo insieme ad altre integrazioni allo studio Nigro per definire il regolamento urbanistico in modo da convocare per la metà di ottobre la conferenza di pianificazione. Aggiungo che sul regolamento erano già state fatte 3 commissioni per non perdere assolutamente tempo. E c’è ancora la questione delle cooperative ad edilizia agevolata, 100 alloggi già assegnati sui 200 previsti a seguito di un ricorso che chiedeva alcune delucidazioni. Siamo nelle condizioni di assegnare anche gli altri 100, eravamo pronti. Perchè non è ancora successo?». Questioni ed interrogativi che Mazzei continua a porre sottolineando come ci sia stato uno stop all’attività degli ultimi mesi. Ma non è finita? «Non ancora perchè posso anche aggiungere i 50 alloggi di edilizia sociale del Pru di Venusio che non sappiamo quando verranno realizzati e c’è anche l’accordo di programma per 4,2 milioni di La Martella. Avevamo riesumato questo finanziamento, abbiamo appaltato le urbanizzazioni e il centro di quartiere mentre continuiamo a non sapere nulla dei 14 alloggi di edilizia sperimentale per cui l’Ater doveva solo presentare il progetto esecutivo. Io so che parlo in totale di 170-180 alloggi pronti a partire mettendo in circolo economico circa 25 milioni di euro. Invece siamo ancora fermi». Ma la vera domanda resta una: perchè succede tutto questo? «Io non lo posso sapere, posso dire che nella mia esperienza non ha giovato la mancanza di un dirigente a tempo pieno nel settore che è arrivato solo negli ultimi mesi. Ma dalla politica non ho mai avuto un freno. Verifico poi che c’erano molte cose da fare da luglio in poi e che invece c’è il nulla in questi quattro mesi. Ma lo dico da semplice cittadino». Quale è secondo lei il futuro dell’Urbanistica nella città di Matera? «Matera ha una grande tradizione che parte da Piccinato e ha uno sviluppo, tranne casi sporadici, ordinato. Oggi credo che non abbiamo altra chance se non proseguire nel solco che lo stesso Piccinato ha indicato in particolare in termini di qualità urbana

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE