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MELFI – Non sarà Positano o Montecarlo, o un piccolo paradiso fiscale, ma a Melfi si è riusciti ad abolire la Tasi su prime e seconde case, alberghi, b&b. In pratica la pagheranno soltanto i capannoni industriali e i contribuenti potranno respirare, almeno per questo 2014. Insomma, amministrazione guidata dal socialista Valvano ottiene un risultato importante con l’approvazione del bilancio 2014. Perché uno degli aspetti dominanti di quest’ultima approvazione è il fatto che l’intero pacchetto fiscale, le tasse che i cittadini sono chiamati a pagare ogni anno, sono abolite o quantomeno ridotte. C’è la Tasi, la Tari ovvero la nuova tassa sui rifiuti introdotta dal Governo, e poi l’addizionale Irpef. Per non parlare delle riduzioni in base agli indicatori Isee sui servizi scolastici tipo mensa, trasporto e asili nido.

Ad oggi, c’è solo Positano ad aver compiuto un’operazione del genere. Tutto molto più semplice però per un imponente macchina turistica come la cittadina campana. Molto meno per Melfi.

La domanda quindi sorge spontanea: da dove sono stati stornati i soldi per permettere l’abolizione della Tasi? Che tipo di avanzo c’è nel bilancio cittadino e a quanto ammonta? I tagli, stando a quanto ci ha detto ieri il sindaco Valvano, arrivano da un dimezzamento dei mutui contratti e su un taglio e una razionalizzazione del trasporto pubblico. Questa situazione di indebitamento, sostanzialmente dimezzata, ha portato ad un guadagno di circa 1 milione di euro. Più o meno la cifra del gettito complessivo sulla Tasi. Il meccanismo è un po’ complesso: «Dallo scorso anno il Governo – dice Valvano – ha disposto ai comuni la possibilità di ridurre il gettito dei contributi in misura pari alla Tasi, noi siamo riusciti ad assorbire questa tassa nelle pieghe del bilancio, lasciando che la paghino soltanto i proprietari dei capannoni industriali». Quindi dai 30 centesimi al metro quadro dello scorso anno si passa a zero.

Vivere nel “paradiso fiscale” di Melfi vuol dire anche pagare la tassa dei rifiuti, la Tari, più bassa di tutta la Basilicata. Grazie all’aumento al 65% della raccolta differenziata i cittadini pagheranno solo 95 centesimi al metro quadro. Questo perché «non inceneriamo i nostri rifiuti – dice Valvano – anzi la società che si occupa di smaltimento e trattamento adesso vende i rifiuti riciclati come materia prima, tant’è che a costo zero per il Comune si dà lavoro a circa 20 persone». Se prima si pagavano circa 500mila euro per 4mila tonnellate di rifiuti adesso le spese sono dimezzate, con tanto di guadagno per il consorzio che rivende i prodotti come materia prima. «Io spero – continua il sindaco – che questa cosa in Basilicata venga mutuata, che sia d’esempio per altri comuni».

Ma i residenti di Melfi possono gioire anche sulla dannata questione Irpef. L’aliquota dello 0,8% resta, ed è anche quella massima, ma sotto i 15mila euro di reddito non si paga. E questo significa che circa il 55% della popolazione di Melfi potrà evitarsi anche questa tassa. in particolare gioiranno i circa 900 lavoratori in cassa integrazione dell’area industriale di Melfi che già lo scorso anno hanno ricevuto il rimborso dall’agenzia delle entrate.

Ultimo punto: i servizi scolastici. Già le tariffe sono basse rispetto a molti altri comuni: 50 euro al mese circa per la mensa, 15-20 euro invece per il trasporto scolastico. Ma le tariffe sono ulteriormente ridotte per chi ha una posizione Isee tra i 3mila e i 5mila euro. Addirittura chi è sotto i 3mila è completamente esonerato dal pagamento dei servizi.

E per il prossimo anno? Difficile saperlo visto che il governo ha tagliato i contributi in tre anni per circa 2 milioni e 100mila euro a fronte di un bilancio che di milioni ne fa 14. Quindi «se lo Stato deciderà un taglio ulteriore, difficilmente tutto questo si potrà replicare» dice Valvano. Per ora ci si gode il momento, in attesa di vedere cosa faranno Potenza e Matera.

v.panettieri@luedi.it

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