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NAPOLI. Darsi delle spiegazioni in ciò che avviene nel calcio è impresa ardua: nel confermare che non trattasi di scienza esatta, si dibatte sovente sugli errori degli uni e sulle capacità dei altri, riducendo a colpevolizzare gli sconfitti, caricando su di loro tutti i motivi per cui di è perso. Nulla da eccepire per il team partenopeo, considerando correo l’allenatore, che ha ammesso palesemente le sue gaffes in quanto a sostituzioni e impostazione della gara dal punto di vista della carica motivazionale, e la conferma di quanto affermato lo si deduce dalle successive prestazioni delle compagini che hanno affondato il Napoli insieme alle sue speranze di raggiungere la vetta: andando per ordine, dopo il match corsaro al Maradona, i viola di Italiano hanno registrato due sconfitte consecutive con Salernitana ed Udinese ( quest’ultima, in casa, e con un pesantissimo 0-4 ), ben lontane in classifica dalla Fiorentina, ed una striminzita vittoria contro il Venezia, ultimo in graduatoria. E la Roma? Sonoramente sconfitta al Meazza, senza opporre resistenza, mentre a Napoli aveva giocato con il coltello tra i denti, e lamentandosi per bocca del perenne polemico Mourinho, che metterebbe le manette ai polsi di qualunque arbitro non gli calzi a pennello. Ultima, per delusione e per vergogna, la trasferta nella terra natía di Spalletti, quella che aveva visto crescere i fenomeni, oggi in forza agli azzurri, Rui, Zielinski, Di Lorenzo e che aveva significato per Sarri, il trampolino per piazze come Napoli, Chelsea, Juve e Lazio.

Errori da dilettanti di Malcuit e Meret, sono stati la cartina di tornasole della cancellazione di tutto ciò che di buono era stato collezionato per tre quarti di campionato, evidenziando che la condizione fisica è al tappeto, che non è stata bravura degli avversari, ma con giusta e realistica autocritica, solo e soltanto demerito del Napoli, che in condizioni accettabili, non super, avrebbe divorato in un sol boccone gli avversari degli ultimi tre turni, posizionandosi, udite udite, a settantacinque punti, meta raggiungiibile so dall’Inter, post recupero con il Bologna. Mea culpa dell’allenatore? Certamente, responsabile, insieme al suo staff di una preparazione pre campionato inadeguata, alla luce anche di avere a disposizione l’intera settimana per prepararsi, non avendo impegni infra settimanali quali la Coppa Italia e l’Europa League. Le scuse di De Laurentiis alla tifoseria sono un palliativo, una presa in giro, avendo perso un’occasione più unica che rara, uno scudetto raggiungibile grazie a fattori esterni, quali una Juventus debole ed errori marchiani di Inter e Milan, e ad una formazione, quella partenopea, che si era risistemata dopo la Coppa d’Africa, e avendo messo alle spalle i tre ko del girone di andata, con Atalanta, Spezia ed Empoli. Tutto possibile, dopo aver brillantemente superato l’ostacolo di Bergamo, ma mai a dubitare sulla condizione fisica, che, invece, è stata determinante e, purtroppo, in negativo.

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