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VIBO VALENTIA – I carabinieri di Serra San Bruno hanno arrestato in provincia di Bergamo, Livio Calvi, di 59 anni, con l’accusa di danneggiamenti e tentata estorsione con l’aggravante delle modalità mafiose. L’arresto di Calvi, responsabile di cantiere per la ditta Cavalleri Infrastrutture srl, impegnata nella realizzazione della Trasversale delle Serre, nel vibonese, è stato fatto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Catanzaro.

Calvi è stato a capo delle maestranze e collaboratore ultradecennale della ditta incaricata dall’Anas della costruzione della strada a scorrimento veloce, considerata tra le maggiori opere pubbliche in fase di realizzazione nella zona del vibonese.

L’ALLARME DELLA DDA: «CANTIERI IN MANO ALLA ‘NDRANGHETA»

INDAGINE DOPO INTIMIDAZIONI – L’indagine che ha portato all’arresto, tuttora in corso, coordinata dalla Dda di Catanzaro, è stata avviata nel mese di ottobre del 2014 dopo episodi di danneggiamento a mezzi di cantiere e a seguito di minacce rivolte a dipendenti con lettere anonime e cartucce apposte sui parabrezza delle auto di alcuni dipendenti. Calvi, secondo l’accusa, in concorso con altre persone in fase di identificazione, avrebbe sabotato macchine escavatrici e attuato intimidazioni nei confronti dei dipendenti della sua stessa società, con lo scopo di creare un forte stato di soggezione psicologica nell’azienda per costringerla a consegnare a lui ed ai suoi complici somme per 60 mila euro. Tutto questo sarebbe stato messo in atto con il fine di avvantaggiare altre imprese orbitanti nella criminalità organizzata calabrese affidatarie di subappalti nell’ambito della realizzazione dell’opera e indurre la Cavalleri ad abbandonare la realizzazione dell’infrastruttura.

GLI INQUIRENTI – I particolari dell’operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a Catanzaro, alla presenza del procuratore capo, Vincenzo Antonio Lombardo, dell’aggiunto Giovanni Bombardieri, del comandante provinciale della Guardia di finanza di Vibo Valentia, colonnello Mauro Valle, del comandante provinciale dei carabinieri di Vibo, colonnello Daniele Scardecchia.

Gli inquirenti hanno evidenziato quanto accaduto nel cantiere tra ottobre 2014 e gennaio 2015. Sette mezzi meccanici incendiati, minacce telefoniche e una cartuccia calibro 12 per un capocantiere. Il clima registrato per la realizzazione della Trasversale delle Serre era, indubbiamente, pesante. L’opera, per un investimento complessivo di circa 200 milioni di euro, attraversa, d’altronde, un territorio difficile, quale quello della provincia di Vibo Valentia e una porizione del Catanzarese. Zone sotto il diretto controllo di diverse cosche di ‘ndrangheta.

L’ARRESTO DEL RESPONSABILE – Ma dietro gli attentati e le minacce non c’era un esponente malavitoso, ma un dipendente della stessa ditta interessata ai lavori, la società bergamasca “Cavalleri Infrastrutture srl”. Calvi, 59 anni, residente a Zogno, in provincia di Bergamo. E’ lui che è finito in carcere con l’accusa di tentata estorsione e danneggiamenti aggravati dal metodo mafioso.

Ma il contorno della vicenda resta ancora tutto da chiarire, dal momento che la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha in corso complesse indagini per ricostruire cosa possa essere accaduto nel cantiere della trasversale compreso nel tratto tra i comuni di Simbario e Vallelonga, nel Vibonese.

A inchiodare Calvi, che lavorando in Calabria faceva la spola con la sua città di residenza, in Lombardia, è stata una telefonata partita dall’aeroporto di Lamezia Terme. Lo scorso 12 gennaio, infatti, una voce anonima ha rivolto minacce al direttore di cantiere della “Cavalleri Infrastrutture srl”, Giuseppe Sansone, affermando: «Se non ve ne andate la prossima volta le cartucce saranno piene, per te e i tuoi colleghi».

Una frase non casuale, perché pochi mesi prima, ad ottobre 2014, il direttore di cantiere aveva rinvenuto sulla sua automobile una cartuccia di fucile calibro 12. L’interlocutore anononimo conosceva bene quell’episodio, ed a quello si riferiva. In precedenza, inoltre, nel cantiere erano stati registrati diversi atti criminali, con l’incendio di sette mezzi meccanici.

Una volta raccolta la denuncia, i Carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno e la Guardia di finanza di Vibo Valentia hanno avviato le indagini, scoprendo che la telefonata anonima era stata effettuata da una cabina dell’aeroporto di Lamezia. Incrociando le immagini delle telecamere e gli orari è stato possibile, quindi, identificare proprio Livio Calvi come autore delle minacce.

Una circostanza anomala, dunque, dal momento che lo stesso Calvi lavorava come capo cantiere per la società bergamasca e sembra non avere, almeno al momento, collegamenti con le cosche calabresi. Un aspetto dell’inchiesta su cui stanno ancora procedendo Guardia di finanza e Carabinieri. «Avevamo la necessità di interrompere questi iter criminosi – ha detto il procuratore Lombardo – per evitare che la ditta potesse abbandonare il cantiere, come aveva già minacciato di fare». D’altronde, dopo le minacce subite anche Giuseppe Sansone aveva preferito lasciare il suo incarico.

Circostanze da chiarire, dunque, con la Guardia di finanza che sta analizzando ogni aspetto societario, di appalti e sub appalti legati al cantiere della trasversale, mentre i Carabinieri sono concentrati sui legami e sui possibili interessi malavitosi.

LA PECULIARITA’ DELL’ARRESTO – «La peculiarità di questo arresto – ha aggiunto Lombardo – è che Calvi è un dipendente della società interessata dai lavori, per questo la vicenda è da esplorare e non è ancora chiara nei suoi contorni e contenuti». Fondamentale potrebbe essere, in tal senso, l’interrogatorio a cui l’arrestato sarà sottoposto.

Anche l’aggiunto della Dda, Bombardieri, si è soffermato sul fatto che l’inchiesta è ancora in corso: «Si tratta di un lavoro che inizia, non abbiamo ottenuto il risultato finale. Abbiamo però messo un punto fermo – ha detto – sulle condotte intimidatorie che sono iniziate da ottobre 2014».

Lo stesso Calvi, tra l’altro, aveva denunciato di essere stato lui stesso vittime di minacce, riferendo le stesse frasi che in realtà erano state rivolte al direttore di cantiere nella telefonata partita dall’aeroporto di Lamezia. «Le indagini stanno proseguendo – ha proseguito Bombardieri – e man mano si aggiungono elementi importanti».

Il colonnello Scardecchia ha evidenziato che «l’indagine è stata condotta con metodi tradizionali e con atività sul territorio. Per questo abbiamo attenzionato l’intera sfera della ditta Cavalleri». Per quanto concerne la Guardia di finanza, il colonnello Valle ha precisato che «si stanno approfondendo molti aspetti circa la situazione societaria, ricostruendo anche appalti e sub appalti vista anche la grande importanza dell’opera pubblica».  

L’INVESTIGATORE PRIVATO – C’è anche la figura di un investiogatore privato nell’inchiesta. Nel provvedimento di custodia cautelare in carcere, emesso dal gip Abgail Mellace, su richiesta della Direzione distrettuale di Catanzaro, nei confronti di Livio Calvi, capocantiere residente in provincia di Bergamo, emerge che la stessa ditta “Cavalleri” si era rivolta ad un investigatore per fare chiarezza sulle continue intimidazioni subite.

 

Il rappresentante della società, anche questa della provincia di Bergamo, Gregorio Cavalleri, ha infatti raccontato alla squadra Mobile di Catanzaro la decisione di rivolgersi ad un’agenzia di Arezzo. Dopo alcune indagini, la stessa agenzia avrebbe riferito che dietro le minacce ci sarebbe stata la cosca Mancuso di Vibo Valentia.
Le successive verifiche hanno, però, evidenziato che l’investigatore privato, contrariamente a quanto affermato, non sarebbe mai venuto in Calabria per effettuare indagini. 

Eppure, avrebbe riferito a Cavalleri della necessità di pagare sessanta mila euro per poter proseguire tranquillamente nei lavori dell’importante opera pubblica.
Un aspetto su cui sono in corso ulteriori accertamenti, con l’obiettivo di comprendere il ruolo e gli obiettivi dell’investigatore che era stato ingaggiato dalla società appaltatrice. Nessun provvedimento è stato, comunque, emesso al momento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.

 

 

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