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MANGO, come tutti i grandi, ero convinta che fosse invincibile, che nulla avrebbe potuto piegarlo. Nemmeno la morte. E, invece, ecco che ciò che mai si immagina possa accadere a una “divinità” della musica accade laddove la sua arte trova la sua massima espressione: il palco. Eppure la terribile sensazione che Mango non fosse invincibile l’avevo avvertita tutta, a settembre scorso, in occasione del suo affollatissimo concerto a “Matera è fiera”. L’onore di annunciarlo sul palco, in quella circostanza, è toccata a me. Ma quello che ho incrociato non era lo sguardo del Mango di sempre. Mi è apparso stanco, sfuggente. E’ capitato anche che durante il concerto per ben due volte si interrompesse: non ricordava le parole della canzone. Un inconveniente perdonato dal pubblico pronto a sorreggerlo con un caloroso applauso. A Policoro, però, questa magia non ha funzionato. Nonostante il sostegno di tutti i presenti, Mango non ce l’ha fatta a ripartire. “La nostra rondine è volata nel cielo sbagliato”.

m.agata@luedi.it

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