X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

MATERA – Due anni fa aveva cominciato a lavorare negli uffici della società che si occupa della pubblicità degli atti giudiziari per conto della Cancelleria del tribunale di Milano.
Il materano Marco Fanuzzi, 35 anni, vive nel capoluogo lombardo da alcuni anni dopo essersi occupato nella sua città d’origine di attività commerciali nel settore editoriale e aver svolto l’attività di segretario di redazione per circa 10 anni.
Ieri quando al secondo piano del Palazzo di giustizia Claudio Giardiello ha fatto fuoco in aula, Marco era nella sua stanza. In pochi attimi si è accorto di ciò che stava avvenendo: «Il nostro ufficio che è nella cancelleria delle esecuzioni immobiliari, è al piano di sotto rispetto a quello della sezione fallimentare in cui è avvenuta la tragedia». Non ha sentito gli spari ma: «Nella stanza è entrato il responsabile del nostro settore e ci ha avvisato di non uscire perchè erano stati sentiti degli spari. Il mio collega che lavora al secondo piano, lo stesso in cui c’era l’aula in cui ha sparato Giardiello, mi ha risposto attraverso skype e mi ha detto che aveva avvisato anche i suoi colleghi con i quali era rimasto chiuso nella stanza. Nel frattempo anche noi sentivamo i passi di tutti quelli che scappavano. Dopo più di un’ora ci hanno fatto uscire dal tribunale ma nel frattempo le forze dell’ordine sono entrate un paio di volte per controllare se l’omicida si era nascosto nei nostro uffici».
Il tema della sicurezza del Palazzo di giustizia è al centro del dibattito sin dai primi attimi successivi alla tragedia, ma Marco spiega che i controlli sono estremamente capillari.
Giardiello potrebbe aver fatto passare la pistola con il suo avvocato, probabilmente ignaro. I metal detector infatti non prevedono passaggi per i legali. Si tratta, però, solo di voci di corridoio, di ipotesi dell’ultimo minuto non ancora confutate dai fatti e dalle indagini.
«Il tribunale è di fatto un quadrato a cui si accede da quattro ingressi, per ognuno c’è una porta per gli ingressi riservati e una per il pubblico dotata di metal detector. Per attraversare l’altro ingresso bisogna esibire un tesserino, come fanno gli avvocati e i dipendenti. Anche io che lavoro qui da qualche anno, vengo controllato spesso. Non credo che il sistema di sicurezza possa aver avuto delle falle».
Erano mai accaduti episodi simili? «Mai. Qualcuno ha tentato di entrare portando con sè oggetti non autorizzati o di manifestare in caso di udienze importanti, ma è sempre stato scoperto e fermato in tempo».

a.ciervo@luedi.it

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE