X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

CATANZARO – I cittadini delle aree che hanno “sopportato” per anni una discarica dicono basta. Quelli che una discarica non l’hanno mai avuta non ne vogliono nemmeno sentire parlare. Così la spazzatura resta per strada. I cumuli di immondizia inondano ogni paese e città della Calabria. Circa 1.200 le tonnellate di rifiuti che sarebbero rimasti in strada.
E l’unica valvola di sfogo ad oggi esistente, l’impianto di Pianopoli, dopo i messaggi distensivi dei giorni scorsi, resta chiusa. D’altronde, la situazione non è affatto superata. Dopo la chiusura dello scorso 5 febbraio legata ai danni del maltempo, sul sito del Lametino permane ancora la criticità riferita al percolato da smaltire e ai danni prodotti dal maltempo. E’ stato l’assessore all’Ambiente Francesco Pugliano a spegnere ogni entusiasmo: «Pianopoli non apre, servono ancora una settimana di lavori».
Una tegola caduta su una emergenza già esasperante. Ci sono realtà dove persino la circolazione stradale risente della presenza della spazzatura. Troppa, accumulata nei pressi dei bidoni o gettata per strada in qualunque punto pur di disfarsene. D’altrone chiuso Pianopoli è tutto il sistema ad essere fermo. Nessun impianto raccoglie rifiuti perché manca la possibilità di trasferire la parte che poi dovrebbe accogliere la struttura del catanzarese.
Le rassicurazioni, così come le polemiche, servono a poco. La spazzatura viene prodotta e da qualche parte deve pur essere smaltita, ma nessuno la vuole.
Ad Alli di Catanzaro i residenti hanno preso carta penna e hanno chiesto di bloccare l’ampliamento di una discarica che ha già dato per anni, raccogliendo immondizia persino da altre regioni (come nel caso dell’emergenza Campania). A Pianopoli è nato un comitato popolare per dire «no al quarto ampliamento della discarica e per chiedere – affermano i promotori – la totale inversione di tendenza della politica regionale di gestione dei rifiuti». I sindaci dei Comuni della zona nord della Calabria stanno cercando fuori regione discariche disponibili per accogliere il secco non riciclabile.
A Rossano, questa mattina, tutti in strada per dire no all’utilizzo della discarica di contrada Bucita. Cittadini e amministratori, sindaco in testa, hanno occupato la statale 106 jonica. Non condividono l’idea della Regione di realizzare un’area di stoccaggio per la spazzatura di tutta la Calabria, in attesa del suo imbarco sulle navi, nell porto di Corigliano Calabro, per poter essere smaltita all’estero. Il sindaco di Rossano, Giuseppe Antoniotti, di centrodestra, non usa mezzi termini: «Mi opporrò con tutte le forze a questo sopruso». Chiusa per un sequestro dell’autorità giudiziaria anche la discarica di Melicuccà.
Un sistema nel caos, uscito da oltre un decennio di gestione commissariale, ma rimasto ingovernato ed ingovernabile. L’assessore Pugliano prova a programmare lanciando rassicurazioni, a partire dall’ipotesi di utilizzare  le strutture private di Celico e Scala Coeli, in possesso di tutti i necessari pareri e di tutte le autorizzazioni.
Quindi, via ai lavori, con lo stanziamento di 250 milioni di euro per il completamento e l’ammodernamento del sistema impiantistico regionale e per la realizzazione del cosiddetto “terzo pilastro” nell’area nord, a Cosenza, al fine di arrivare all’autosufficienza territoriale.
Ma, mentre i progetti sono solo sulla carta, e le singole realtà si ribellano e sbarrano la strada ad ogni iniziativa, la spazzatura resta per strada, si accumula e aumenta i disagi, mettendo anche a rischio la salute pubblica.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE