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“LE AZIENDE fotocopia, la concorrenza sleale”. E’ questa la causa dell’impasse che oggi ha portato la Natuzzi a chiedere la mobilità per 1726 persone. Il messaggio attraverso l’imprenditore pugliese arriva direttamente dalle colonne del “Corriere della Sera” e testimonia con accuse importanti e forti ciò che, secondo Natuzzi, c’è dietro queste difficoltà cioè la nascita “dietro la Natuzzi di aziende formalmente guidate da cinesi che aprivano e chiudevano ogni quattordici mesi e producevano in Italia a prezzi cinesi, utilizzando i lavoratori della Natuzzi in cassa integrazione. Chi doveva vigilare» si legge ancora sul “Corriere”, «non lo ha fatto e i sindacati hanno chiuso gli occhi».

Insomma un attacco “sleale” che avrebbe di fatto minato le produzioni della Natuzzi ed i tentativi diventati inutili di porre riparo alle difficoltà ed alla crisi congiunturale che il settore ha vissuto. Natuzzi ha citato i nomi di aziende che hanno adottato lo stesso modello di business e in particolare ha ricordato»Tito Di Maggio ha dichiarato ufficialmente di produrre al costo industriale di 25 centesimi al minuto. Ma come fa se il costo industriale di un’azienda in regola, tipo la mia, è di 92 centesimi».

Insomma una serie di contestazioni che già nei mesi passati Natuzzi aveva in qualche modo sollevato, con grida di allarme molto alte a giustificare o comunque spiegare una difficoltà che era conosciuta nel tempo e che solo in questi ultimi giorni è sostanzialmente deflagrata in qualcosa di ben più grave e preoccupante. Ma per una motivazione che secondo lo stesso Natuzzi è collegata proprio a questa sorta di “distretto fotocopia” che non gli ha permesso di poter competere in questo momento particolarmente difficile anzi gli ha tolto quelle occasioni di ripresa che pure si potevano presentare. Una questione che già lo stesso Natuzzi aveva avuto modo di spiegare e di sottolineare e che già aveva trovato una reazione molto dura e forte.

Ieri Tito Di Maggio presidente uscente del distretto del mobile imbottito e oggi senatore della lista Monti a Palazzo Madama ha avuto parole dure per commentare quanto detto da natuzzi: «è andato oltre la crisi di nervi, non sa come giustificare il fallimento e tenta di scaricarlo su altri. Natuzzi ha guidato un’azienda che è cresciuta solo grazie ai finanziamenti pubblici e che oggi senza più quei finanziamenti tenta di scaricare su altri le responsabilità». Le parole del senatore dall’interno dell’aula di Palazzo Madama dove è impegnato segnano la distanza che emerge rispetto al contrattacco di Natuzzi.

Ma nell’articolo del Corriere si sottolinea ancora come Natuzzi: “malgrado i 73 anni non si dà per vinto, pensa che i suoi prodotti siano ancora validissimi e giura che non ha nessuna intenzione di delocalizzare.

Se vuol mettere fuori 1700 persone e per salvare il gruppo».

L’idea avanzata è quella di creare “delle cooperative di operai-terzisti capaci di produrre a costi più bassi di due terzi rispetto alla casa madre e di combattere il “distretto illegale”. Questa la ricetta individuata e raccontata attraverso gli occhi dell’imprenditore nell’articolo del Corriere. Le prossime settimane chiariranno cosa succederà e potrà accadere.

Di certo Natuzzi oggi cambia completamente il punto di vista rispetto alla scelta fatta nei giorni scorsi.

p.quarto@luedi.it

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