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oma, 5 feb. – La morte del capitano di Marina Natale De Grazia fu «conseguenza di una ‘causa tossicà». Le conclusioni della relazione approvata stamane dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti, presieduta da Gaetano Pecorella, gettano una nuova luce, definita «inquietante» dagli stessi membri della Commissione, sul caso dell’ufficiale deceduto improvvisamente a Nocera Inferiore il 13 dicembre del ’95, a 39 anni, mentre era in viaggio da Reggio Calabria a La Spezia nell’ambito di indagini relative al traffico di rifiuti tossici e radioattivi nel Mediterraneo. (AGI)  Bas (Segue) 051608 FEB 13  (AGI) – Roma, 5 feb. – Una prima autopsia, poi ripetuta dallo stesso medico legale, parlò genericamente di «insufficienza cardiaca acuta» ma a distanza di tanti anni una nuova perizia, affidata dalla Commissione a Giovanni Arcudi, 67 anni, titolare della cattedra di Medicina legale all’università romana di Tor Vergata e docente alla Scuola ufficiali dei carabinieri, impone – secondo la relazione – di valutare le risultanze dell’inchiesta precedentemente svolta in una chiave nuova e non poco allarmante».
«Non è compito di questa Commissione – ammettono i relatori, tra cui il Pd Alessando Bratti – pronunciare sentenze nè sciogliere nodi di competenza dell’autorità giudiziaria, tuttavia non si può non segnalare che la morte del capitano De Grazia si inscrive tra i misteri irrisolti del nostro Paese». Perchè la consulenza del professor Arcudi, «scientificamente inattaccabile», arriva a una «conclusione inequivoca: escluse le altre cause, per l’assenza di elementi di riconoscimento, la morte è conseguenza di una ‘causa tossicà», sebbene sia impossibile ormai accertare quale e dare corpo, dunque, al sospetto che il capitano possa essere stato avvelenato. (AGI)  Bas (Segue) 051608 FEB 13  (AGI) – Roma, 5 feb. – De Grazia – ricorda la Commissione a conclusione di un lungo, accurato lavoro – «stava conducendo indagini su tutte le vicende più oscure riguardanti il traffico illecito di rifiuti pericolosi ed aveva costituito un gruppo di lavoro assai efficiente», che operava «in profondità sul riciclo illegale dei rifiuti». E proprio il progressivo smembramento di questo gruppo, «subito prima e subito dopo il decesso» del capitano, se si unisce «alla causa della morte, identificata in un evento tossico, getta una luce inquietante sull’intera vicenda».
«Ciò che risulta – proseguono i relatori – è che il capitano De Grazia ha ingerito gli stessi cibi di chi lo accompagnava nel viaggio (tra cui due colleghi, ndr) salvo una fetta di torta; queste almeno sono state le dichiarazioni dei testimoni. Se così, appare difficile ricondurre la tossicità ad una causa naturale, anche se non lo si può escludere in forma assoluta».
La settimana prima di Natale, una conferenza stampa in cui dovevano essere presentati i risultati della nuova perizia allegata alla relazione era stata annullata in extremis, anche perchè non era stata avvertita la vedova di De Grazia, Anna Vespia, ma questo era bastato a riaccendere le polemiche. Oggi la Commissione ha messo la parola fine ad un lavoro lungo e meticoloso, con un testo che – ha spiegato il presidente Pecorella – sarà «trasmesso ai presidenti delle due Camere e alle autorità interessate».

ROMA – La morte del capitano di Marina Natale De Grazia fu «conseguenza di una “causa tossica”». Le conclusioni della relazione approvata stamane dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti, presieduta da Gaetano Pecorella, gettano una nuova luce, definita «inquietante» dagli stessi membri della Commissione, sul caso dell’ufficiale deceduto improvvisamente a Nocera Inferiore il 13 dicembre del ’95, a 39 anni, mentre era in viaggio da Reggio Calabria a La Spezia nell’ambito di indagini relative al traffico di rifiuti tossici e radioattivi nel Mediterraneo.

Una prima autopsia, poi ripetuta dallo stesso medico legale, parlò genericamente di «insufficienza cardiaca acuta» ma a distanza di tanti anni una nuova perizia, affidata dalla Commissione a Giovanni Arcudi, 67 anni, titolare della cattedra di Medicina legale all’università romana di Tor Vergata e docente alla Scuola ufficiali dei carabinieri, impone – secondo la relazione – di valutare le risultanze dell’inchiesta precedentemente svolta in una chiave nuova e non poco allarmante».«Non è compito di questa Commissione – ammettono i relatori, tra cui il Pd Alessando Bratti – pronunciare sentenze nè sciogliere nodi di competenza dell’autorità giudiziaria, tuttavia non si può non segnalare che la morte del capitano De Grazia si inscrive tra i misteri irrisolti del nostro Paese». 

Perchè la consulenza del professor Arcudi, «scientificamente inattaccabile», arriva a una «conclusione inequivoca: escluse le altre cause, per l’assenza di elementi di riconoscimento, la morte è conseguenza di una”‘causa tossica”», sebbene sia impossibile ormai accertare quale e dare corpo, dunque, al sospetto che il capitano possa essere stato avvelenato.

De Grazia – ricorda la Commissione a conclusione di un lungo, accurato lavoro – «stava conducendo indagini su tutte le vicende più oscure riguardanti il traffico illecito di rifiuti pericolosi ed aveva costituito un gruppo di lavoro assai efficiente», che operava «in profondità sul riciclo illegale dei rifiuti». E proprio il progressivo smembramento di questo gruppo, «subito prima e subito dopo il decesso» del capitano, se si unisce «alla causa della morte, identificata in un evento tossico, getta una luce inquietante sull’intera vicenda».«Ciò che risulta – proseguono i relatori – è che il capitano De Grazia ha ingerito gli stessi cibi di chi lo accompagnava nel viaggio (tra cui due colleghi, ndr) salvo una fetta di torta; queste almeno sono state le dichiarazioni dei testimoni. Se così, appare difficile ricondurre la tossicità ad una causa naturale, anche se non lo si può escludere in forma assoluta».

La settimana prima di Natale, una conferenza stampa in cui dovevano essere presentati i risultati della nuova perizia allegata alla relazione era stata annullata in extremis, anche perchè non era stata avvertita la vedova di De Grazia, Anna Vespia, ma questo era bastato a riaccendere le polemiche. Oggi la Commissione ha messo la parola fine ad un lavoro lungo e meticoloso, con un testo che – ha spiegato il presidente Pecorella – sarà «trasmesso ai presidenti delle due Camere e alle autorità interessate».

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