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I vertici della procura catanzarese da pochi giorni hanno ristretto l’accesso al registro generale sulle notizie di reato, che contiene anche il registro degli indagati, a seguito delle notizie relative alla presunta presenza di “talpe” presso il palazzo di Giustizia del capoluogo calabrese, che arrivano anche dall’inchiesta dei pm di Milano su mafia e politica, che ha portato all’arresto del giudice di Reggio Calabria, Enzo Giglio e del consigliere regionale calabrese Franco Morelli, accusati di favoreggiamento nei confronti della cosca milanese dei Lampada.
Prima era possibile a tutti gli assistenti dei pm accedere al registro degli indagati. Adesso, con la restrizione introdotta, gli assistenti dei magistrati potranno visionare solo le notizie di reato che riguardano i pm a cui sono stati assegnati. Il gip di Milano Giuseppe Gennari nella sua ordinanza di custodia cautelare era stato chiaro e non aveva usato mezzi termini nell’ipotizzare la presenza di “talpe” negli uffici giudiziari di Catanzaro, evidenziando contestualmente la necessità di nuove indagini per verificare il fondato sospetto. «Ora – ha scritto il gip nella suddetta ordinanza – viene fuori che i Lampada hanno avuto garanzie sull’eventuale iscrizione nel registro degli indagati sia per quanto riguarda Reggio Calabria che per quanto concerne Catanzaro. Ma Catanzaro – precisa il gip con tanto di punto esclamativo – non è la sede giudiziaria del magistrato! Come ha fatto a reperire notizie sul quel distretto? Dobbiamo immaginare che lo stesso si sia rivolto ad altri colleghi o a soggetti istituzionali di quel distretto? L’ipotesi – conclude il gip – non è peregrina e dovrà sicuramente essere accertata nella prosecuzione delle indagini». Queste poche righe del provvedimento del gip Gennari, riprese dal procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, nel corso di una conferenza stampa all’indomani degli arresti eccellenti, hanno messo in allarme tutti gli operatori della procura di Catanzaro, anche per le annunciate indagini per l’accertamento dell’ipotesi.
L’altra novità collegata alla vicenda giudiziaria è che fra la procura di Milano e la procura di Catanzaro, sarebbe in corso uno scambio informativo, verosimilmente finalizzato a chiarire i summenzionati dubbi.
Intanto da Milano si viene a sapere che i pm titolari dell’indagine sulla cosca Lampada e sul giudice Giglio, avrebbero messo sotto la lente, alcuni tabulati telefonici, essendo alla ricerca di indizi per scovare l’eventuale “talpa” catanzarese. E la ricerca sicuramente non è facile, visto che fino all’altro giorno chissà quante persone avevano la possibilità di accedere liberamente ed in qualsiasi momento al registro degli indagati. A supporto dell’incriminazione rivolta al magistrato reggino Vincenzo Giglio e a Franco Morelli, pesa la prova costituita da un fax ricevuto da consigliere regionale del Pdl, con il quale lo stesso veniva informato che sul suo conto non c’erano indagini in atto. Fax inviato dalla moglie del giudice Giglio.

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