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di ANTONIO CORRADO
Iris ha perso troppo sangue per effetto di un’emorragia, probabilmente dal cordone ombelicale. E’ questa la diagnosi che si è fatta strada dalle prime indiscrezioni seguite all’autopsia sul corpicino della neonata bernaldese, morta lunedì mattina all’ospedale “Miulli” di Acquaviva delle Fonti (Ba), dopo un lunghissimo travaglio e un’immediata sofferenza, manifestatasi già nei primi minuti dopo aver visto la luce.
Del resto, appena ricoverata al Miulli, quattro ore dopo la nascita, è stato necessario praticarle una trasfusione, mentre era già in condizioni disperate.
Sull’esito ufficiale dell’esame autoptico, con i conseguenti prelievi eseguiti nella tarda mattinata di ieri dal professor Divella del Policlinico di Bari, assistito dal ginecologo Attolico, non è trapelato ancora nulla, essendo tutto protetto da segreto istruttorio, ma si è appreso con certezza che la bimba, nata con un peso di 3 chili e 700 grammi all’ospedale “Madonna delle Grazie” di Matera, non aveva alcuna malformazione o sofferenza congenita.
Alle operazioni ha assistito anche il professor Palmieri dell’università di Napoli, perito di parte della famiglia Grieco, difesa dagli avvocati Rocca Sisto e Pietro Di Taranto. In attesa fuori c’era anche il giovane padre, Carlo Grieco, imprenditore edile di 25 anni, in contatto continuo con la mamma, Luana Molinari, grafica pubblicitaria di 23 anni. L’èquipe medica, come avviene sempre in questi casi, consegnerà la perizia al magistrato inquirente, la dottoressa Annunziata Cazzetta della Procura di Matera, entro i prossimi 60 giorni. Intanto risultano indagati il ginecologo in servizio domenica scorsa all’ospedale di Matera, Silvio Nicoletti, difeso dall’avvocato Emilio Nicola Buccico, e l’ostetrica Addolorata Toma, che ha eseguito il parto. Consulenti della difesa dei due sanitari sono stati nominati i periti Sergio Shonawer, primario di Ginecologia al Policlinico di Bari, e il medico legale, Alessandro Dell’Erba.
Fra circa due mesi, quindi, almeno chi indaga potrà conoscere esattamente la causa del decesso, per capire eventuali responsabilità umane.
Il direttore generale dell’Asm, Vito Gaudiano, ha fatto sapere di aver sentito il personale medico coinvolto nella vicenda, disponendo anche un’indagine interna e di aver verificato che sarebbero stati rispettati tutti i protocolli previsti per il parto.
Il padre della neonata, Carlo Grieco, ha voluto ringraziare pubblicamente i sanitari e, persino i pazienti, dell’ospedale Miulli, «perchè -ha detto- ci sono stati molto vicini nei momenti più dolorosi di questa vicenda». I funerali della piccola si svolgeranno oggi pomeriggio, alle ore 14.30 presso la chiesetta dell’ospedale pugliese, poi Iris sarà trasportata nel cimitero di Bernalda dove riceverà la benedizione del parroco don Rocco.
Intanto ieri, l’assessore regionale alla Sanità, Attilio Martorano, ha chiesto al Direttore generale dell’Asm, Vito Gaudiano, una relazione dettagliata sugli eventi che hanno preceduto l’episodio, sulle modalità di intervento e sulle circostanze che hanno indotto il trasferimento presso il nosocomio pugliese.
«La morte della neonata – ha commentato Martorano – rappresenta un grave episodio, le cui cause e le eventuali responsabilità sono ancora da accertarsi, ma che indubbiamente impongono rigore e celerità nell’espletamento di tutte le procedure previste in circostanze di questo genere». Sempre ieri il consigliere regionale Nicola Benedetto (Idv), ha presentato una interrogazione a risposta scritta all’assessore Martorano, partendo dal presupposto che c’è un’indagine della Procura per omicidio colposo.
«Chiedo di sapere se l’assessore non ritenga opportuno, in contemporanea con l’indagine della magistratura, che farà il suo corso, istituire una commissione di indagine interna con l’obiettivo, in tempi ravvicinati, di ripristinare all’interno dei Reparto Ginecologia-Ostetricia-Neonatalità dell’ospedale di Matera la serenità necessaria per il prosieguo della normale e delicata attività. Non si può sottovalutare il clima di apprensione tra le donne in stato di gravidanza che si rivolgono alle strutture ospedaliere di Matera e del Materano (come di mariti e familiari) –conclude Benedetto- dell’intera comunità di Bernalda, dopo la morte della neonata che fa seguito ad un altro doloroso avvenimento di morte di una giovane madre, l’8 settembre 2010 (Rosalba Pascucci ndr), nell’ospedale di Policoro dopo un parto cesareo di due gemelli. In quell’occasione, l’Asm aprì un’inchiesta interna per accertare quanto accaduto, sospendendo due medici, successivamente reintegrati a conclusione dell’indagine.
Ritengo, pertanto, che sia doveroso fare altrettanto, di intesa con Asm e direzione sanitaria dell’Ospedale di Matera, per il caso più recente della bimba morta».
Su quest’ultimo tema registriamo l’indignazione dell’avvocato Sisto, che difende anche la famiglia di Rosalba Pascucci: «Dovrebbero vergognarsi perchè, puntulamente, queste indagini interne non portano a nessun risultato; solo tanto rumore quando i fatti sono caldi, poi più nulla. Come è avvenuto per il caso Pascucci, cinque mesi fa ho ricevuto la perizia, l’indagine della magistratura prosegue con i suoi tempi ordinari, pur non essendo ancora stata fissata l’udienza preliminare, ma delle fantomatiche inchieste interne dell’Asm non abbiamo saputo più nulla».
Sul caso è intervenuta anche la Commissione di vigilanza per la democrazia partecipata di Bernalda, chiedendo a Martorano di sapere «qual è lo stato reale della competenza professionale, dell’affidabilità, nonchè della saturazione dei posti letto nel reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Matera.
In questi ultimi mesi –spiegano- sono giunte, sia dalla stampa che da diversi cittadini, voci allarmate relative a una oggettiva insufficienza organizzativa, professionale e del numero dei posti letto a disposizione delle gestanti della provincia di Matera, costrette a rivolgersi a quella struttura anche a seguito dei ridimensionamenti operati sugli altri presidi ospedalieri di tutta la provincia.
Gli effetti del frequente sovraffollamento di reparto segnalato a Matera risultano essere stati in alcuni casi: il ricovero di partorienti presso altri reparti dello stesso ospedale, non idonei allo scopo; la mancata accettazione o rinvio nelle località di origine di donne giunte all’ospedale al termine della gravidanza o con le contrazioni in corso; qualcuna, addirittura, subito dopo essere tornata a casa ha dovuto pericolosamente partorire fra le mura domestiche; mamme e neonati dimessi sempre più spesso frettolosamente, con la riduzione dei periodi di osservazione cautelativa ospedaliera e forse alla base di precipitosi ricoveri succedenti, conseguenti a complicanze intervenute».
Probabili disservizi che, secondo la Commissione, un’indagine interna dovrebbe verificare se «siano da mettere in relazione alle direttive strategiche impartite dalla Direzione sanitaria e generale dell’Asm».

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