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TORINO – Sono stati tutti assolti con la formula «perchè il fatto non sussiste» i 17 imputati nel processo ‘Albachiara’ su presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nel basso Piemonte. Solo uno degli imputati – Bruno Pronestì – è stato condannato dal gup di Torino Massimo Scarabello a un anno e sei mesi di reclusione per il possesso di una pistola non registrata.   Nell’operazione ‘Albachiara’, lo scorso anno i Carabinieri del Ros arrestarono una ventina di persone, tra i quali Giuseppe Caridi, all’epoca consigliere comunale del Pdl di Alessandria (poi dimessosi). Anche lui è stato assolto.  

Gli imputati erano tutti accusati di concorso in associazione mafiosa. La Procura di Torino aveva chiesto condanne fino a nove anni; sei anni e otto mesi erano stati chiesti per Caridi.   Sedici imputati avevano scelto il rito abbreviato, mentre uno – Francesco Librizzi – aveva optato per il rito ordinario; nei suoi riguardi è stato dichiarato il non luogo a procedere sempre con la formula «perchè il fatto non sussiste».   Nel procedimento ‘Albachiara’, nello scorso giugno, uno degli arrestati – Francesco Guerrisi – aveva patteggiato la pena per il reato di assistenza agli associati. I capi di imputazione di un altro degli arrestati – Rocco Zangrà – sono stati inglobati in un altro processo – denominato ‘Crimine’ – tuttora in corso.   Oggi, prima della sentenza, il gup Scarabello ha acquisito una memoria che era stata presentata dalla Procura venerdì scorso. Nella memoria i pm descrivono l’episodio, avvenuto nel marzo 2011, in cui Caridi colpì un altro consigliere comunale di Alessandria con una sedia durante la seduta di una commissione consiliare; il fatto che il consigliere non presentò denuncia aveva convinto gli inquirenti che intorno alla vicenda si fosse creato un clima di velate intimidazioni di tipo mafioso. 

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