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 VIBO VALENTIA – Michele Iannello, 47 anni, condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Nicholas Green, 7 anni, avvenuto sulla Salerno Reggio Calabria nei pressi dello svincolo di Mileto il 29 settembre del 1994, non è più nel programma di protezione dopo la sua decisione di collaborare con la giustizia. A riferirlo oggi al processo “Black Money”, dove è stato sentito come teste del pm Marisa Manzini, è stato lo stesso ex pentito che sta scontando l’ergastolo agli arresti domiciliari da circa un anno. 

IL RICORDO DEL PICCOLO NICHOLAS A 20 ANNI DALLA MORTE

La sua collaborazione era iniziata nel 1995. Già condannato in via definitiva nel processo “Tirreno” per associazione mafiosa, imputato nel processo “Genesi” ma non condannato per “bis in idem”, il teste era affiliato del gruppo mafioso Prostamo-Pititto operante nel territorio di Mileto. Oltre a Michele Iannello venne arrestato anche Francesco Mesiano (41 anni) ed entrambi nel 1997 furono assolti dalla Corte d’assise di Catanzaro, mentre nel 1998, in Appello, Mesiano fu condannato a 20 anni di reclusione e Iannello (in qualità di autore materiale dell’omicidio) al carcere a vita, sentenza poi confermata in Cassazione nel 1999. 

I due si sono dichiarati sempre innocenti; Iannello decise in seguito di collaborare con la giustizia confessando vari delitti ma professandosi sempre innocente riguardo al delitto del bambino americano, chiedendo la revisione del processo ed accusando suo fratello dell’omicidio del piccolo statunitense in vacanza in Italia con la famiglia che spirò all’ospedale di Messina due giorni dopo l’attentato, l’1 ottobre. Un’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia in base a tali dichiarazioni ha portato tuttavia ad un’archiviazione del caso.

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