X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

«NON HO mai certificato nulla sulle distanze di sicurezza tra la Valdadige e borgo Venusio, non era mio compito». E’ il primo di una serie di chiarimenti che Franco Gravina rende al “Quotidiano” ricostruendo i comportamenti dell’Amministrazione comunale e dell’ufficio urbanistica da lui diretto nel 2010.

«Non c’è stata alcuna autorizzazione del Comune tantomeno in piena estate sulla questione Valdadige. Nè la richiesta di Valdadige è nata nel 2010 perchè ci sono una serie di autorizzazioni che sono state date con due Via (valutazione impatto ambientale) in periodi diversi precedenti che niente avevano a che fare con mie decisioni».

Franco Gravina non si sottrae ad una risposta sulle decisioni da dirigente all’urbanistica nel 2010 quando l’Aia a Valdadige fu data dalla Regione.

Ma tiene a sottolineare che non si può avere alcun retropensiero e soprattutto che i «comportamenti sono stati completamente ispirati alla legge».

«E’ la Regione che autorizza, non si può autorizzare  Valdadige ad emissioni con centri abitato ad un chilometro, semplicemente perchè non è ciò che toccava fare al dirigente comunale».

Gravina ricostruisce quanto avvenuto: «Io non conosco il titolare di Valdadige che ha richiesto l’autorizzazione, non ho mai avuto contatti con alcuno. Ho semplicemente  ricevuto dalla Regione gli incartamenti su cui dare il parere in presenza di una conferenza di servizio convocata per il 29 di luglio. La Regione mi ha inviato il 9 di luglio i documenti» spiega Gravina, «e il 16 noi abbiamo risposto come Comune verificando che ci fossero le condizioni urbanistiche per autorizzare quell’intervento. Non altro».

Nell specifico il Comune di Matera il 16 luglio attesta: «la conformità con gli strumenti urbanistici vigenti, della costruzione dell’opificio industriale della società Ila Valdadige realizzati con ultimo permesso di costruire del 18/04/2006 nell’area ricadente nella zona industriale di Venusio. Esprime parere favorevole per quanto di competenza». Parole che si ritrovano anche in altri pareri sulla stessa questione che lo stesso ufficio urbanistico comunale in data 13 aprile 2009 e 10 novembre 2009 adopera. A firma di altri dirigenti dell’ufficio visto che parliamo di tempi diversi.

Del resto a quanto pare la richiesta di Valdadige era partita come pratica nel 2005 e vi erano stati una serie di pareri in precedenza in particolare nel 2008 e nel 2009 con due valutazioni di impatto ambientale relative che avevano portato ad autorizzare la richiesta dell’azienda. «In quei casi io non ero nemmeno in quell’ufficio, nè ero a conoscenza di quell’intervento.

Ho dato un parere che è lo stesso che era già stato rilevato in precedenza su un intervento che non andava a costituire un problema di ordine urbanistico».

Insomma Gravina smentisce ogni forzatura in quei provvedimenti che rientravano nella prassi dell’ufficio.

Sulla questione poi della distanza di Valdadige dal primo centro abitato aggiunge: «detto il dato oggettivo cioè che io non ho autorizzato nulla. Posso aggiungere quello legislativo e cioè che non esiste alcuna norma di legge che prevede che ci sia una distanza di un chilometro dal centro abitato.

Mi possono citare il riferimento normativo ma non c’è. Non c’è una norma che ci richiedeva di verificare quel dato, tra l’altro è la Regione che fa un’istruttoria per autorizzare l’Aia».

Anche questa dunque diventa una novità importante anche se rimane il fatto che la Regione introduca questi elementi che risultano fuorvianti nella sua autorizzazione. Ma questo non ha a che fare «con le decisioni e i pareri dell’Amministrazione comunale».

La ricostruzione di Gravina è dettagliata nel caso specifico e segnala esattamente la presa di posizione del Comune con il parere e le scelte e le autorizzazioni che sono state date dalla Regione.

p.quarto@luedi.it

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE