X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

MATERA e Pier Paolo Pasolini. Un binomio inscindibile. Era il 1964 quando il poeta-regista girò tra i vicoli dell’antica città “Il Vangelo secondo Matteo”. L’intrinseca “poeticità” di quei luoghi, allora ancora associati all’idea di povertà e sottosviluppo, non poteva sfuggire agli occhi attenti di Pasolini che meglio di tutti raccontò l’aggressione della modernità alla civiltà contadina.
Nella scelta di Matera, dunque, qualcosa di più profondo della somiglianza con la Palestina. I Sassi erano anche la rappresentazione metafisica del martirio di Cristo incarnato dal popoloso universo di poveri diavoli quotidianamente in lotta per la sopravvivenza.
Sarà per questo che mezzo secolo dopo, nonostante Matera sia diventata il set naturale di numerose produzioni internazionali (il kolossal di Mel Gibson “The Passion” su tutti), le suggestioni che quella pellicola evoca sono le più vive. Pasolini è andato oltre l’immagine, ha catturato l’antropologia di una città. Insieme a Pier Paolo Pasolini, nel 1964, il mondo scopriva la bellezza “terribile” dei Sassi, allora vergogna nazionale, trasfigurata in moderna Palestina. E, sempre insieme a Pasolini, a distanza di 50 anni, Matera prova a proporre all’Europa un’altra narrazione della città. D’altro canto, che le “nozze d’oro” della città con “Il Vangelo secondo Matteo” ricadessero proprio nell’anno decisivo per la corsa a Capitale europea della Cultura per il 2019, vorrà dire pure qualcosa? E così, inevitabilmente, le celebrazioni per i 50 anni della pellicola e la candidatura di Matera 2019 sono andate di pari passo. Come ha più volte sottolineato il sindaco Adduce, «non ci si poteva accontentare di un singolo evento per celebrare i 50 anni di un capolavoro di caratura mondiale. Dal film di Pasolini nasce un’altra storia rispetto alla Lucania raccontata da Carlo Levi, Pasolini mostra i Sassi ancora abitati negli anni in cui si stavano svuotando, cambiando il volto e l’antropologia della città. Nel solco culturale del percorso verso il 2019, questa ricorrenza ci “obbliga” ad avviare una riflessione profonda su cosa siamo diventati e a mettere in moto nuove energie». Da dove si parte? «Da dove ci eravamo lasciati 50 anni fa» – dice il primo cittadino. Dal cinema. Il percorso comune, infatti, è stato inaugurato, durante la Settimana di Pasqua, con la proiezione gratuita del Vangelo secondo Matteo, in edizione appena restaurata e mai prima d’ora proiettata, al cinema Duni. Poi il nome di Pasolini ha continuato a viaggiare insieme a quello di Matera all’Isola del cinema a Roma e al Festival del cinema di Venezia, dove anche il “Cristo” Enrique Irazoqui, dal 2011 cittadino onorario di Matera, ha voluto essere presente. Un lungo viaggio che si è concluso con il ritorno a Matera, dove, nelle sale del museo di Palazzo Lanfranchi, da giugno, è in corso la mostra “Il Vangelo secondo Matteo cinquant’anni dopo. Nuove tecniche di immagine: arte, cinema, fotografia”. L’esposizione, curata da Marta Ragozzino, soprintendente BSAE per la Basilicata e Giuseppe Appella, direttore del Musma, con Ermanno Taviani, professore di Storia Contemporanea all’Università di Catania e la collaborazione di Paride Leporace, direttore della Lucana Film Commission, sarà visitabile fino al 9 novembre.
Obiettivo della mostra, promossa sotto l’egida del Comitato Matera Capitale Europea della Cultura nel 2019, è mettere a fuoco, grazie a una narrazione originale, la genesi del capolavoro pasoliniano e il rapporto del regista con la città di Matera, che nell’estate del 1964, sotto un sole “ferocemente antico”, divenne Gerusalemme.
L’occasione è preziosa per rileggere, attraverso la scelta di Pasolini e la vicenda del set principale nella città dei Sassi, un momento importante nella storia di Matera, negli anni della “vergogna nazionale”. In questi anni Matera, teatro di profonde contraddizioni, divenne meta privilegiata di artisti, fotografi, registi, documentaristi, antropologi, intellettuali, sociologi, architetti ed urbanisti, che con le loro testimonianze, spesso straordinarie, hanno contribuito a dar forma ad un’immagine della città e dell’intero Mezzogiorno. La mostra, divisa in sei sezioni, racconta la storia e i luoghi del Vangelo in relazione al clima culturale e artistico lucano e italiano di quegli anni. Una mostra tutt’altro che da “museo”, grazie ad un allestimento che esalta la multimedialità e una narrazione estremamente visiva, in grado di favorire una lettura comprensibile a tutti. Un racconto dei 50 anni del Vangelo che testimonia quanto Matera sia un po’ Pasolini, e Pasolini un po’ Matera.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE