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LA dichiarazione dell’assessore Erminio Restaino (“c’è una Procura parallela nella Regione”) ha avuto l’effetto di un’infiltrazione d’acqua in un solido muro (il Pd) che egli stesso ha definito “ipocrita”.
Vincenzo Folino, che ha preso la parola dopo di lui, ha svelato tutta la sua indole diplomatica in difesa di un sistema di cui è da sempre garante e protagonista (di cui spesso ama recitare finanche il ruolo dell’oppositore, sia pure per finta), e ha redarguito il personalismo viscerale del collega, e ha ammesso – come segno di uguaglianza etica di tutti i naviganti della stessa barca di questa maggioranza politica – la propria attitudine clientelare. Restaino, da protagonista negativo di una brutta vicenda di clientelismo, sulla quale la magistratura farà chiarezza (l’assessore potentino non ha parlato delle indagini e del clientelismo degli altri colleghi solo “per carità di patria”) sta rapidamente diventando il bambino arrabbiato che indica senza più remore che “il Re è nudo”. Restaino, inoltre, ha dichiarato che le indagini di “Toghe lucane bis” sono “affari loro”, intendendo per “loro” i magistrati, che evidentemente non hanno nessuna intenzione di smettere di scannarsi tra di loro. Ma quello di Restaino è un grave errore di lettura politica, perché “Toghe lucane 1 e 2” stanno alla base di tutti gli attuali assetti del potere lucano, tanto che l’oggetto della sua accusa coraggiosa (“c’è una Procura parallela alla Regione”) è figlia di queste stesse inchieste che lui marginalizza. Non è un caso che Folino vada dicendo a più riprese che “non è arrivato ancora il momento di parlare seriamente di Toghe lucane”, svelando in tal modo l’esistenza di retroscena e “misteri” che il nostro presidente del consiglio (così ha dichiarato a Policoro qualche mese fa) spera “di non dover mai rendere pubblici”. Vito De Filippo, si sa, non c’entra mai niente; e, ne siamo certi, cadrebbe dalle nuvole se qualcuno gli domandasse il senso delle accuse di Erminio Restaino, che ovviamente non è politico che parli a sproposito. Eppure quel che Restaino ha detto è materia pubblica, e sarebbe il caso che qualcuno ci aiutasse a esplicitare il senso della sua accusa. Cosa intendeva dire il nostro assessore? Quali commistioni tra poteri politici e poteri giudiziari ha inteso denunciare pubblicamente? E, soprattutto, chi sono i protagonisti di questa brutta commistione? Vito De Filippo, ne siamo certi, non ne sa niente. Eppure un presidente di giunta regionale non dovrebbe soltanto pretendere chiarezza politica dal Pd e dalla maggioranza, ma anche spiegare ai cittadini il senso di certe accuse che gli vengono mosse. Questa volta – ne siamo certi – la politica del capro espiatorio non funzionerà più, perché una rinnovata stampa e una crescente opinione pubblica seguiranno passo dopo passo i tentativi, che pure ci saranno, di appianare tutto, di far valere, insomma, “la dottrina Speranza” (fare scelte nel chiuso delle stanze e utilizzare come una clava il silenzio calcolato). Né varranno i soliti tentativi che personaggi consustanziali a quella “Procura parallela” di cui ha parlato Restaino metteranno in atto per intorbidire le acque, come è capitato recentemente, quando è stato detto con la solita disonestà di cui ci sfugge il fine che “Toghe lucane bis” si intreccia con il caso Claps e con il caso Gianfredi. Vorremmo fare una semplice domanda a Restaino: è esistita oppure no una certa vicinanza tra alcuni degli attuali vertici della politica lucana e alcuni protagonisti di “Toghe lucane 1”? Chi di magistratura ferisce di magistratura perisce, verrebbe da dire, perché il caos attuale del governo regionale è anche figlio delle troppe reticenze interessate sul vulnus giudiziario che è iniziato circa un decennio fa. Presidente De Filippo, veniamo a lei: o ci spiega che cosa intendeva dire esattamente il suo assessore Restaino, oppure lei è costretto a dimetterlo oggi stesso, perché il suo assessore ha gettato un’ombra lunga sulla legittimità del governo che lei presiede. Eppure, glielo consigliamo mestamente, non crediamo che con Restaino potrà valere quel che è valso con altri dirigenti sacrificati (fatti suicidare) sull’altare della realpolitik: questa volta, immaginiamo, Restaino andrà fino in fondo e, come ha dichiarato durante la direzione del Pd, reagirà con determinazione a ogni processo sommario e a ogni repulisti deciso nel chiuso delle stanze. Presidente De Filippo, nulla da dire sulla “Procura parallela nella Regione Basilicata”?

Andrea Di Consoli

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