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POTENZA – Non solo rinvio dell’entrata in vigore dei nuovi turni del personale medico e infermieristico al 31 luglio, con l’impegno, entro quella data, a presentare un piano di riorganizzazione del sistema sanitario lucano. Ma anche via libera  alle assunzioni di personale sanitario, a tempo determinato.

A patto che il costo, in deroga ai tetti di spesa fissi, non superi quello sostenuto nel 2015 per il personale in aspettativa, maternità, distacco e comando. Il consiglio regionale  che si è riunito mercoledì scorso ha “sfornato”, in tardissima serata,  (con 12 voti favorevoli di Pd, Pp, Ri, Psi, Cd e 2 voti contrari dell’M5s) la legge che punta a mitigare, almeno temporaneamente, gli effetti (catastrofici) dell’entrata in vigore della legge regionale che recepisce le disposizioni Ue, compresiva di emendamento presentato dal capogruppo del Pd, Roberto Cifarelli relativo alle assunzioni.

Ok anche a quello presentato da Nicola Benedetto (Cd), poi diventato ordine del giorno, che impegna la Giunta regionale ad istituire negli ospedali territoriali regionali “gli ospedali di comunità, quali strutture intermedie tra l’assistenza domiciliare e l’ospedale”, nei quali “l’assistenza sarà garantita da infermieri presenti continuativamente nelle 24 ore, da operatori socio – sanitari e dai medici di famiglia, titolari della responsabilità clinica, nell’esercizio delle loro funzioni e senza oneri aggiuntivi”.

Per ora, dunque, il sistema sanitario lucano può tirare un sospiro di sollievo. Anche se i territori non abbassano la guardia rispetto ai paventati rischi di chiusura di reparti e tagli ai servizi, come conferma la mobilitazione che si terrà il primo dicembre in Val d’Agri in difesa del proprio ospedale.

 La nuova legge regionale istituisce anche un apposito comitato tecnico, composto da rappresentanti della Regione e delle Aziende ed Enti del Servizio sanitario regionale, che potrà avvalersi dell’eventuale supporto di agenzie nazionali e di comprovati esperti del settore, a cui spetterà individuare soluzioni per la riorganizzazione del sistema sanitario lucano.

“Nelle more della definizione della nuova disciplina contrattuale nazionale – si legge nella relazione al provvedimento – in relazione alle disposizioni contenute nel decreto legislativo 66/2003 ed in considerazione della circostanza che a livello nazionale sono tutt’ora presenti dubbi sull’interpretazione di alcune disposizioni dello stesso decreto legislativo 66/2003 e sulla estensione di alcuni concetti dallo stesso enunciati”, la legge approvata dal Consiglio regionale detta disposizioni interpretative uniformi circa il calcolo della durata media settimanale di 48 ore dell’orario di lavoro (che deve essere calcolato su base annua), l’attività libero professionale che non concorre al computo dei limiti orari di cui agli articoli 4 e 7 del D. Lgs n.66/2003, i riposi giornalieri inferiori ad undici ore possibili in presenza di eventi eccezionali e non prevedibili o assenze improvvise ed i periodi di reperibilità cosiddetta passiva, che non sono considerati orario di lavoro prestato.

Rimangono i dubbi, sollevati da tutte le opposizioni, sulla legittimità del provvedimento che, introducendo deroghe alle previsioni nazionali, potrebbe avere profili di incostituzionalità.

Ma l’obiettivo era prender tempo e per adesso è stato centrato. Anche in attesa, come ha spiegato il presidente Pittella nella relazione in aula, dell’iter dell’emendamento alla legge di Stabilità nazionale che potrebbe concedere una proroga, a tutte le regioni, nell’adeguamento alla nuova normativa. 

Visto che, seppure la situazione lucana appaia anche più pesante rispetto a quella di altre regioni, la riorganizzazione imposta dalla normativa sui nuovi turni, ha creato difficoltà su tutto il territorio nazionale.

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