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Nei primi mesi del 2014 è prevista in Basilicata una riduzione dell’occupazione, con 1.390 nuovi contratti e 1.690 cessazioni per scadenza, pensionamento o altri motivi: la componente penalizzata è quella del lavoro dipendente, per la quale si prevedono in tre mesi circa 930 assunzioni e 1.500 uscite, vale a dire 570 posizioni di lavoro in meno.
I dati emergono da “Excelsior Informa”, il bollettino della Camera di Commercio sul fabbisogno delle aziende, con dati Unioncamere e del ministero del Lavoro. I contratti attivati nel primo trimestre dell’anno dovrebbero essere circa il 35 per cento in meno rispetto ai 2.130 dello stesso trimestre dell’anno precedente: due terzi riguarderanno assunzioni dirette di lavoratori dipendenti e un terzo contratti atipici. 
Le assunzioni si concentreranno per il 55 per cento nel settore dell’industria (comprese le costruzioni) e per il 72 per cento nelle imprese con meno di 50 dipendenti. Nel 69 per cento dei casi saranno rivolte a candidati in possesso di un’esperienza lavorativa nella professione o almeno nello stesso settore, mentre due su dieci riguarderanno persone con meno di 30 anni. Le 5 professioni più richieste riguardano gli operai specializzati nell’edilizia, gli autisti, gli operai metalmeccanici ed elettromeccanici, cuochi e camerieri: ”Incrociando il dato quantitativo con quello qualitativo, la situazione permane estremamente preoccupante – secondo il presidente di Unioncamere Basilicata, Pasquale Lamorte – ed è il segnale di un’economia che non ha ancora agganciato l’auspicata ripresa. Va rilanciata l’azione a sostegno dell’autoimpresa, soprattutto nei settori a più alto tasso di innovazione e di internazionalizzazione”.

POTENZA – La situazione è nera e le previsioni non sono rosee, anzi si va verso un sostanziale peggioramento. I dati di Unioncamere sul primo trimestre del 2014 (quindi in parte previsionale) annunciano una ulteriore contrazione dei posti di lavoro in Basilicata, una diminuzione notevole che affossa letteralmente le possibilità di sviluppo della Regione. E ovviamente a pagarne le conseguenze più salate sono i lavoratori dipendenti, che stando alle previsioni sono quelli più “propensi” a ricevere la lettera di licenziamento. Ora, è davvero la coda lunga della crisi economica a trasformare la Regione in una con la più alta percentuale di disoccupati? Oppure c’è un problema più sistematico, a partire non solo dall’azione delle Regioni negli ultimi dieci anni, ma soprattutto alle politiche, molto spesso avventate se non addirittura errate, da parte dello Stato. D’altronde quello che rimane delle ultime riforme del mondo del lavoro è una marea di contratti atipici, sempre più precari, che penalizzano non soltanto le nuove generazioni ma mettono in ginocchio anche chi, per anni, ha potuto raccogliere i frutti del proprio lavoro. E se a questo ci aggiungiamo un sostanziale calo della produzione e il conseguente aumento soprattutto dei beni di prima necessità il gioco è fatto. I dati di Unioncamere a questo punto non sono soltanto un’avvertenza a quanto accadrà nei prossimi mesi e quanto sta accadendo ora. Sono dati che i dirigenti della Regione e gli apparati politici dovranno essere in grado di leggere il prima possibile. Perché a questo punto la questione è chiara: c’è bisogno di una terapia d’urto, c’è bisogno di investire parecchio e tagliare dove non ha più senso spendere. Basta pensare ai 10 milioni destinati ai disoccupati in mobilità in deroga, soldi bloccati dallo Stato per paura di precedenti pericolosi sulle anticipazioni in relazione agli ammortizzatori sociali.

Le emergenze, come detto anche da Liberali nella recente intervista al Quotidiano, sono troppe e sarà complicato per Pittella arginarle e al tempo stesso muoversi verso una nuova programmazione. Dunque le cifre raccontano di una tendenza negativa che non si scosta dal “modello 2013”. In questo 2014 appena iniziato è prevista la riduzione dell’occupazione in Basilicata. Unioncamere ha rilevato la cosa seguendo uno schema preciso, ovvero incrociando i dati tra la domanda e l’offerta di lavoro su tutto il territorio italiano. E in Basilicata il dato è molto negativo, con una ulteriore riduzione generale di 310 unita. Questo significa che tra i 1390 ingressi di lavoratori sia subordinati che autonomi, ci saranno 1690 uscite dovute a scadenze di contratti, pensionamento o altri motivi. In pratica saranno meno i lavoratori di chi invece smetterà di farlo e i dipendenti sono quelli a rischio perché sono previste 930 assunzioni su 1500 uscite: 570 posizioni in meno. In termini percentuali parliamo del 35% in meno di contratti rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, due terzi riguarderanno assunzioni dirette di lavoratori dipendenti e un terzo contratti atipici, per la maggior parte co co pro, ovvero contratti di collaborazione a progetto.

Le assunzioni saranno per il 55% nel settore dell’industria, costruzioni comprese e per il 72% nelle imprese con meno di 50 dipendenti, nel 69% i candidati dovranno essere in possesso di un’esperienza lavorativa nella professione o almeno nello stesso settore, solo il 22% riguarderanno i giovani con meno di 30 anni. E ancora, saranno circa 120 i lavoratori di alto profilo (dirigenti e specialisti) che costituiranno il 13% delle assunzioni totali in regione, rispetto al 21% di media nazionale.

Potenza è la provincia che soffrirà di più con meno 250 unità rispetto allo scorso anno (870 saranno i nuovi assunti a fronte di 1130 uscite, Matera invece quasi pareggia la richiesta tra domanda ed offerta con un saldo negativo soltanto di 50 unità (510 contratti stipulati rispetto ai 570 in uscita). Questo però non significa che non ci sia richiesta, in generale, di manodopera. Solo che non c’è perché si tratta di professioni non tanto “amate”, Stiamo parlando di operai specializzati nell’edilizia, metalmeccanici, autisti per il trasporto pubblico, elettromeccanici, cuochi e camerieri.

v.panettieri@luedi.it

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