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POTENZA – L’usurato era diventato tale perché aveva dei problemi con le banche.  Ma l’usuraio sapeva che se fosse stato iscritto nel registro dei protestati avrebbe avuto molta più difficoltà ad assicurargli la sua comoda rendita mensile. Per questo è andato in banca per «prodigarsi» a suo favore e gli hanno pure dato ascolto.

C’è anche il nome del direttore della filiale di un istituto di credito di Venosa negli atti dell’inchiesta del pm Francesco Diliso per cui mercoledì sono finiti in carcere Salvatore Prago, 44enne di Venosa, il suo collaboratore Rocco Lagala, 52enne sempre di Venosa, e il 28enne di Melfi Santo Fabio Patriziano.

Ieri mattina sono stati interrogati dal gip Amerigo Palma. Patriziano, in particolare, avrebbe contestato le accuse che gli vengono mosse. Così il suo avvocato Dino Di Ciommo. Riserbo più assoluto, invece, da parte dell’avvocato Giorgio Cassotta che assiste Prago e Lagala.

L’episodio della banca riguarda proprio Prago che stando a quanto ricostruito dagli investigatori al comando del capitano Vincenzo Varriale «si prodigava affinchè la persona offesa (…) non venisse protestata al fine di non perdere la sua affidabilità economica. Tale evenienza – scrive il gip – si sarebbe verificata in caso di elevazione del protesto in danno della persona offesa giacché egli avrebbe perso la capacità di accedere ai canali creditizi istituzionali, sarebbe stato meno solvibile  e avrebbe ridotto le garanzie di restituire agli indagati le somme usurarie da loro ricevute. In tal modo Prago otteneva un suo maggiore assoggettamento».

Da un conversazione intercettata il 26 aprile risulterebbe che Prago «faceva da intermediario» con il direttore dell’agenzia venosina di un noto istituto di credito pugliese «affinché soprassedesse all’incasso di un assegno» in scadenza intestato alla vittima, «rendendosi anche disponibile ad anticipare personalmente il denaro necessario alla copertura del titolo».

Se poi l’abbia fatto davvero il gip non lo spiega. Di certo nessuno in banca sembra essersi chiesto il perché di tanta premura.

l.amato@luedi.it

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