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L'ospedale di Gioia Tauro

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GIOIA TAURO (RC) – «Non basta un posto o due di terapia intensiva, non basta aumentare i posti letto, serve il personale. Senza medici non si fa sanità. Con il personale che abbiamo non copriamo nemmeno l’ordinario. I commissari precedenti hanno gravissime responsabilità. Abbiamo difficoltà a tenere in piedi le terapie di Locri e Polistena, già sotto organico».

Lo afferma con decisione il commissario straordinario dell’Asp, Gianluigi Scaffidi, il quale replica alla proposta dei sindaci della Piana riunitasi sabato mattina a Cinquefrondi per chiedere la conversione ed il potenziamento dell’ospedale di Gioia Tauro in struttura Covid-19, con l’istituzione di una sala rianimazione per fronteggiare l’emergenza pandemica.

Non solo. L’assemblea dei sindaci ha anche chiesto l’aumento dei posti letto nei due reparti Coronavirus allestiti nello stesso ospedale gioiese poiché sono tutti occupati (in totale quaranta) dai pazienti provenienti dal Gom, anch’esso saturo, infatti, alcuni calabresi positivi sono stati costretti ad emigrare fuori Regione.

«La terapia intensiva si può anche programmare oggi ma sarà pronta fra un anno e mezzo» asserisce il commissario Scaffidi, osando: «Probabilmente servono più misure restrittive».

Lo stesso ribadisce che «il maggiore problema della nostra sanità non sono le risorse finanziarie ma la mancanza di organico, il personale è a metà, si rischia di non dare un’assistenza di qualità. Chi gestisce una eventuale strumentazione nuova? Non abbiamo specialisti, i concorsi vanno deserti. Le terapie intensive – continua Scaffidi – non si possono costruire da un giorno all’altro, sono reparti delicati che necessitano di personale specializzato. Tra l’altro nell’ultima riunione con i sindaci avevamo discusso della riprogrammazione dell’ospedale di Gioia Tauro e dei finanziamenti. Ma oggi non è il momento di chiedere cose infattibili, di fare critiche difronte ad un sistema debole messo a nudo dalla pandemia, un sistema saltato perché non può reggere grandi numeri. Se avessi potuto farlo avrei fatto le terapie intensive, non avrei aspettato che me lo chiedessero i sindaci con i quali possiamo anche sederci a tavolino per verificare ciò che si può fare, ma ciò che programmiamo oggi darà i suoi frutti tra un anno, minimo, ci sono tempi tecnici e siamo in piena emergenza. È inutile che cerchino un capro espiatorio».

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