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PER il presidente della Provincia, Piero Lacorazza, quelle 27 contestazioni mossegli dall’ispettore del ministero dell’Economia e delle finanze, non solo sarebbero inesatte ma sono anche state da lui contestate (leggere articolo apparso lo scorso 19 gennaio a pagina 20 del “Quotidiano della Basilicata” n.d.r) con la stesura di una sorta di memorandum, dove, tra l’altro, il dirigente dei “Servizi ispettivi di finanza pubblica”, Biagio Giordano, è stato tacciato, neanche troppo tra le righe, di superficialità nella lettura degli atti.

Una mole talmente vasta, come ha replicato il neo consigliere regionale, che forse, non è stata “studiata” come doveva essere studiata dando della gestione della Provincia un quadro non corrispondente al vero.

Prima di protestare, però, il presidente, almeno su una serie di punti – nomine dei dirigenti, monetizzazione delle ferie non godute e comunque pagate anche se non c’è stata nessuna cessazione del rapporto di lavoro, concorsi per tre posti da dirigente mai espletati, nonché il sistema delle stabilizzazioni di Lsu e Co.co.co – forse avrebbe dovuto “ringraziare” l’ispettore per la delicatezza con cui ha trattato le questioni. Insomma la mole di documenti, alla fine, forse ha giocato proprio a favore della Provincia. Almeno in queste 4 – sulle 27 – contestazioni.

Perché andando ad approfondire le questioni il quadro che emerge – sintetizzato da Biagio Giordano – è ancora più sconcertante rispetto a quanto da lui riportato nelle 126 pagine riassuntive della verifica.

Verifica che, stando ai bene informati, sarebbe avvenuta in base a un accordo tra Mef (ministero dell’Ecomonia e delle finanze), Ragioneria dello Stato e Dipartimento della Funzione pubblica. Motivo? Un certo stupore dovuto al fatto che la spesa pubblica, nella Provincia di Potenza, non diminuiva.

A suffragare quanto emerso dall’ispezioni ci sono anche le ripetute denunce fatte, a partire dal 2009, dal segretario regionale dell’Ugl, Giovanni Tancredi, e dal segretario Ugl-Fna, Francesco Manico. Denunce presentate anche alla Corte dei Conti di Basilicata e alla Procura della Repubblica.

Denunce dove dettagliatamente si parla del pagamento delle ferie non godute e del doppio incarico – controllore e controllato – conferito al direttore generale della Provincia, Donato Pafundi.

Due punti, questi, sintetizzati bene dall’ispettore Giordano che, però, non ha affondato troppo il coltello nella piaga.

Checchè ne dica il presidente Lacorazza che nel suo memorandum si è anche appellato a una mancata discriminazione tra il suo operato e quello del suo predecessore Sabino Altobello.

Il doppio incarico di Pafundi

È il  2009 quando il neo eletto Lacorazza nomina, con decorrenza a partire dal primo settembre dello stesso anno, Donato Pafundi, direttore generale dell’Ente. Fin qui tutto regolare. La nomina rientra tra i suoi poteri e Pafundi ha i titoli per ricoprire l’incarico.

Passano pochi mesi – siamo a ottobre – e a Pafundi viene conferito, sempre dal presidente della Provincia, anche l’incarico di dirigente del “Servizio finanziario”.

Ed ecco che Pafundi, nella sua veste di controllore, si trova a svolgere anche quella di controllato. Come se le due nomine non bastassero al direttore generale vengono anche affidati altre responsabilità: “Controllo di gestione innovazione tecnologica”, “Gestione del sito web e dell’ufficio stampa”, “Relazioni con il pubblico”, “Gestione e sviluppo dei servizi informatici” e tanto per non fargli mancare nulla anche la “Comunicazione istituzionale”.

Conferimenti di incarichi che sarebbero avvenuti «contra legem» come puntualizzano Tancredi e Manico.

Ovviamente una simile mole di lavoro non poteva non avere un ritorno economico. Con atto dirigenziale 474 del 2011, infatti, si procedeva alla rideterminazione – rideterminazione dovuta all’assunzione delle nuove e aggiuntive funzioni – dell’adeguamento del compenso: ai 125 mila euro veniva applicata la maggiorazione del 20 per cento come «retribuzione – hanno aggiunto i due esponenti dell’Ugl – di risultato».

Un aumento che si sarebbe trovato in contrasto con  quanto previsto dalla legge 122 del 2010, in materia di  mantenimento della spesa pubblica, che ha imposto alle pubbliche amministrazioni una riduzione, a partire dal primo gennaio del 2011, una riduzione dei compensi del 10 per cento.

Riduzione che a quanto pare non c’è mai stata.

Stipendio a parte – e non si sta di certo parlando di pochi spiccioli – quello che davvero lascia stupefatti è, come già accennato,  il fatto che il direttore generale, Pafundi, con l’accettazione degli altri incarichi – compreso quello di dirigente, abbia accentrato su di sé tutta una serie di funzioni che contrastano con il suo compito che sarebbe solo ed esclusivamente quello di sovraintendere alla gestione della Provincia in modo imparziale. Ma come si può essere imparziali quando si è anche controllori di se stessi?

Del resto c’è poco da stupirsi visto che a tutt’oggi  il presidente Piero Lacorazza, “ad interim”,  continua a essere anche assessore al Bilancio e finanze.

 

a.giammaria@luedi.it

(1. continua)

 

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