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POTENZA – «Non ci sono parole per il dolore», dice il vescovo di Potenza Agostino Superbo. «Né possiamo comprenderlo e avere la presunzione di farlo», aggiunge don Antonio Palo, della parrocchia di Montocchio. Figuriamoci quanto sia difficile raccontarlo.

Ai funerali del piccolo Donato Santarsiero, il bimbo di 5 anni morto nell’incidente stradale avvenuto alla rotonda all’uscita dalla galleria Unità d’Italia a Potenza, la narrazione del dolore è affidata ai volti delle centinaia di persone nella chiesa di Don Bosco per un ultimo saluto.

Ai lunghi applausi, alle parole di don Antonio – molto vicino a tutta la famiglia di Donato, che appena due anni fa ha subito un altro lutto perdendo in un incidente Vito, di 19 anni. Alla richiesta di consolazione della madre, Cinzia, che domanda ad alta voce come potrà rassegnarsi.

Ai palloncini, bianchi e con la maschera di Spiderman, uno dei personaggi preferiti da Donato, come racconta il cuginetto Rocco leggendo il saluto al suo compagno di giochi.

Alla lettera della maestra, che a nome della III C della scuola d’infanzia “Domenico Savio”, ricorda a questa giovane donna che Donato «non ha cambiato casa, si è solo trasferito in una stanza accanto, più luminosa».

Perché alla narrazione del dolore e della morte si accompagna quella della vita e della speranza. E la scrittura è affidata al colore bianco scelto per la liturgia, come il colore della Pasqua e della resurrezione.

All’omelia del vescovo che, rifacendosi al brano del Vangelo di San Luca sulla resurrezione del figlio della vedova di Nain, ricorda il mistero della morte e della vita.

Alla preghiera «per Donato, la sua famiglia, i suoi genitori, i due fratellini, la comunità» affinchè «porti consolazione e asciughi le lacrime sul volto di tutti noi».

Nelle parole, infine, del sindaco Dario De Luca che a nome di tutta la città si stringe nel dolore di questa famiglia per un conforto. Ieri è stato lutto cittadino.

Il cancello dell’oratorio di Don Bosco è chiuso, come molti dei negozi in piazza e in città. Altri hanno la serranda abbassata a metà. Le strade attorno alla chiesa sono affollate, di macchine, di gente. C’è la protezione civile, i vigili del fuoco, la polizia municipale.

Ma per strada c’è silenzio. Nessuno chiacchiera, nessuno parla a telefono. E’ il momento che il dolore torni ad essere privato.

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