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POTENZA – «Chi mi conosce ci ride sopra. È da ieri sera (mercoledì per chi legge, ndr) che mi chiamano dall’Italia e dall’estero. Ma a Potenza una cosa così ti lascia un marchio addosso. Oggi ho paura di camminare in mezzo agli sguardi delle persone». È sconvolto don Pierluigi Vignola. Si sfoga e denuncia le menzogne che sono state pronunciate sul suo conto dalla trasmissione “Chi l’ha visto?”. Il servizio di apertura della scorsa puntata è stato dedicato a lui: le atmosfere cupe riservate ai casi più oscuri delle cronache nazionali; una voce morbida e profonda; e i violini per sottolineare i passaggi forti del racconto. Solo che stavolta la storia non si tiene. Don Vignola ne è convinto. Non poteva immaginare cosa stavano preparando alle sue spalle. Quando ha visto il risultato ha cercato di mettersi in contatto con la redazione, ma non gli è stato concesso un secondo per replicare. Il suo avvocato ha mandato un fax: «Don Pierluigi Vignola non si è sottratto ai vostri giornalisti perchè non aveva nulla da nascondere. Era semplicemente ricoverato in ospedale a Roma – dal vivo mostra il dito medio della mano destra ancora fasciato, ndr – (…) Non è mai stato trasferito da Potenza tant’è che stasera (sempre mercoledì per chi legge, ndr) ha celebrato messa come al solito nella chiesa di Santa Lucia. Non ha mai “ruotato” attorno alla chiesa della Trinità, tant’è che dal momento che ha indossato i paramenti sacri, nel 1989 ha celebrato in sostituzione del titolare appena sette messe: giammai la sera della scomparsa di Elisa». Mostra il suo diario delle messe dove in quel giorno sono appuntate quattro funzioni: una a Sant’Angelo le Fratte, due a Possidente e un’altra a Sarnelli (frazioni di Avigliano). Mostra anche un documento della cancelleria della Procura della Repubblica di Benevento: «Non risultano iscrizioni come indagato». Perchè nel corso della trasmissione il suo nome è stato accostato persino alla massoneria deviata. In pratica più di un anno e mezzo fa viene trovato il corpo di Elisa Claps e i telefoni del parroco, del viceparroco della Chiesa della Trinità, del vescovo e del suo cerimoniere, che peraltro è anche il cappellano della polizia, Don Pierluigi Vignola, vengono messi sotto controllo. Gli inquirenti di Salerno registrano alcune conversazioni tra di loro. Come viene motivata il 13 aprile la richiesta di proroga di queste intercettazioni? Una telefonata tra Don Vignola e un cinquantenne di Marzano, segnalato nella banca dati del ministero degli Interni per una serie di violazioni tra le quali quella della legge sulle società segrete, in cui parlavano di cose loro. Anche Don Vignola agli investigatori risulta deferito nel 2008 per lo stesso reato dalla squadra mobile di Benevento. Poi però aggiungono che «non si conosce l’esito che hanno avuto le predette indagini». Così Vignola esibisce il documento della procura di Benevento. Ma non è finita. “Chi l’ha visto?” ha parlato di una denuncia per molestie sul suo conto. «Pettegolezzi da strada». Li bolla don Vignola. «Sono stato sentito in un’indagine a carico di un’amica a cui avevo comprato una scheda telefonica, con cui lei aveva fatto dieci squilli a un’altra persona per una contesa sentimentale. È tutto già definito e accertato dalle autorità competenti». Resta il presunto 007 che dice di aver fatto una nota nel 1997 sul caso Claps in cui indicava Restivo, come l’omicida di Elisa, e quella della chiesa della Trinità come la pista buona da seguire. Secondo “Chi l’ha visto?” avrebbe indicato tra i suoi informatori proprio don Vignola. «Non lo conosco e lo denuncerò se è vero che ha affermato una cosa così che è completamente falsa». Allora perchè intercettare proprio lui nell’immediatezza della scoperta del corpo di Elisa nel sottotetto della Trinità? Hai mai parlato con il vescovo di questa vicenda? Ha mai provato ad intercedere con il questore dato che svolge nella polizia il ruolo di cappellano per conto della chiesa di Potenza? «Mai. Non ho mai parlato di questa storia con il vescovo nè ho mai interceduto con il questore per conto di qualcuno». E Danilo Restivo? «L’ho visto una sola volta che andava dietro a mia sorella. L’anno scorso quando sono stato interrogato ne ho parlato con i magistrati di Salerno. Prima di allora non mi è mai sembrata una cosa rilevante. Cosa avrei dovuto dire alla madre di Elisa? Cosa avrei dovuto dire agli investigatori? Ho apprezzato il contegno della famiglia Claps durante la trasmissione. Ma quello che si è messo in moto è un tritacarne dove si viene tirati per il solo fatto di esistere. Credo che ci sia una regia». Ma don Vignola non sa ancora quale.

Leo Amato

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