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COSENZA – Sei anni dopo è stata messa la parola fine alla vicenda giudiziaria di don Alfredo Luberto, il monsignore accusato di essersi arricchito coi soldi dell’istituto “Papa Giovanni XXIII” di Serra d’Aiello (Cs). Ieri sera, infatti, la Suprema Corte di Cassazione (presidente Prestipino) ha rigettato il ricorso presentato dagli avvocati Nicola Carratelli e Angelo Pugliese, del foro di Cosenza, ritenendolo inammissibile. I difensori avevano chiesto la prescrizione di diversi reati minori e l’esclusione del reato di associazione. Di diverso avviso i supremi giudici. E così la condanna a cinque anni di reclusione per don Luberto, che è stato presidente del Consiglio di amministrazione del “Papa Giovanni”, è diventata definitiva. Il consigliere relatore Piercamillo Davigo (noto per essere stato negli anni Novanta componente del famoso pool “Mani pulite”) aveva chiesto il semplice rigetto.
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