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DANIELA Falcone, 44 anni, la donna che ha ucciso il figlioletto Carmine è ancora ricoverata nell’ospedale Annunziata. Ancora per poco, le sue ferite, quelle che si è procurata nel tentativo di suicidio, sono quasi guarite e i medici potrebbero firmare entro poche ore le dimissioni. Le ferite dell’anima invece quelle sarà difficile risanare. Oggi stesso potrebbe lasciare l’opedale per essere trasferita in carcere, il gip sabato scorso ha deciso per la conferma del fermo e per la custodia cautelare in carcere che sarà effettuata nel momento in cui la donna sarà dimessa dal reparto di chirurgia Falcone. 
La comunità di Rovito continua a vivere in un dolore profondo. Qualcosa è cambiato con la morte di Carmine e il cuore dopo soli sette giorni dalla terribile scoperta è sempre gonfio di dolore e di smarrimento. «Il giorno della scoperta dell’omicidio di Carmine (lunedi 3 marzo ndr) – dice uno dei cittadini di Rovito – mentre camminavo per la cittadina quasi deserta avvertivo dalle case provenire gemiti di dolore. Tutta la città stava piangendo il piccolo Carmine». 
Da quel giorno un velo di tristezza è sceso sulle case. «Come è potuto succedere?» si chiedono ancora i conoscenti e gli amici di quella famiglia che sembrava perfetta. E invece Daniela inseguendo un rigore di valori sul quale aveva poggiato la sua vita di donna e di mamma non è riuscita a superare la “vergogna” di un marito che la tradiva e che aspettava un bambino da un’altra donna. «Perchè non ci uccidiamo tutti e tre?» aveva detto al marito durante una delle discussioni dei giorni precedenti alla tragedia, tanto non sopportava quell’onta che si era abbattuta sulla sua famiglia. A pagare è stato Carmine, 11 anni, colpito con un coltello dalla mamma che lo aveva portato in una zona montana di Paola dopo averlo prelevato da scuola prima della fine dell’orario scolastico. Una fuga che sembrava solo un allontanamento dopo un forte litigio con il marito. «Tornerà» avrà pensato Francesco De Santis che ha presentato la denuncia della scomparsa della moglie e del figlio solo nel pomeriggio di sabato 1 marzo. I carabinieri della Compagnia di Cosenza, i vigili del fuoco, i parenti e gli amici si sono subito messi alla ricerca. E più passavano le ore più aumentava la paura che potesse essere successo qualcosa di brutto: un incidente, ma mai un omicidio e un tentato suicidio. Anche i carabinieri che hanno seguito le ricerche della scomparsa sotto la direzione del capitano Pierluigi Satriano sono rimasti colpiti dall’epilogo negativo della vicenda.

DANIELA Falcone, 44 anni, la donna che ha ucciso il figlioletto Carmine è ancora ricoverata nell’ospedale Annunziata. Ancora per poco, le sue ferite, quelle che si è procurata nel tentativo di suicidio, sono quasi guarite e i medici potrebbero firmare entro poche ore le dimissioni. Le ferite dell’anima invece quelle sarà difficile risanare. Oggi stesso potrebbe lasciare l’opedale per essere trasferita in carcere, il gip sabato scorso ha deciso per la conferma del fermo e per la custodia cautelare in carcere che sarà effettuata nel momento in cui la donna sarà dimessa dal reparto di chirurgia. 

 

La comunità di Rovito continua a vivere in un dolore profondo. Qualcosa è cambiato con la morte di Carmine e il cuore dopo soli sette giorni dalla terribile scoperta è sempre gonfio di dolore e di smarrimento. «Il giorno della scoperta dell’omicidio di Carmine (lunedi 3 marzo ndr) – dice uno dei cittadini di Rovito – mentre camminavo per la cittadina quasi deserta avvertivo dalle case provenire gemiti di dolore. Tutta la città stava piangendo il piccolo Carmine». Da quel giorno un velo di tristezza è sceso sulle case. «Come è potuto succedere?» si chiedono ancora i conoscenti e gli amici di quella famiglia che sembrava perfetta. E invece Daniela inseguendo un rigore di valori sul quale aveva poggiato la sua vita di donna e di mamma non è riuscita a superare la “vergogna” di un marito che la tradiva e che aspettava un bambino da un’altra donna. «Perchè non ci uccidiamo tutti e tre?» aveva detto al marito durante una delle discussioni dei giorni precedenti alla tragedia, tanto non sopportava quell’onta che si era abbattuta sulla sua famiglia. 

A pagare è stato Carmine, 11 anni, colpito con un coltello dalla mamma che lo aveva portato in una zona montana di Paola dopo averlo prelevato da scuola prima della fine dell’orario scolastico. Una fuga che sembrava solo un allontanamento dopo un forte litigio con il marito. «Tornerà» avrà pensato Francesco De Santis che ha presentato la denuncia della scomparsa della moglie e del figlio solo nel pomeriggio di sabato 1 marzo. I carabinieri della Compagnia di Cosenza, i vigili del fuoco, i parenti e gli amici si sono subito messi alla ricerca. E più passavano le ore più aumentava la paura che potesse essere successo qualcosa di brutto: un incidente, ma mai un omicidio e un tentato suicidio. Anche i carabinieri che hanno seguito le ricerche della scomparsa sotto la direzione del capitano Pierluigi Satriano sono rimasti colpiti dall’epilogo negativo della vicenda.

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