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POTENZA – «Bugie». Perdipiù condite di «razzismo». Nessuno «schiavo» e al massimo «15 centimetri» di acqua. «Io ho sempre dormito lì, con i miei operai, che adesso rischiano di restare a casa, perché in Svizzera i sindacati non aspettano altro per cacciare dei lavoratori italiani».
Si difende così Vincenzo Perretta, l’imprenditore di Francavilla nella bufera per l’ostello abusivo scoperto nella zona industriale di Germignaga durante un’ispezione della Finanza per l’esondazione di un vicino fiume.
Al telefono con il Quotidiano Perretta smentisce le ricostruzioni dell’accaduto. A partire dal metro e mezzo d’acqua che avrebbe inondato i locali trasformati in dormitorio per i suoi dipendenti che ogni giorno attraversavano il confine con la Svizzera per lavorare in un cantiere di edilizia civile.
«Nessuno ha mai dormito nell’acqua. Chi li ha cacciati all’una di notte senza un posto dove andare li ha lasciati sotto l’acqua. Quando sono arrivati i finanzieri gli operai li hanno aiutati a sistemare le tavole perché non si bagnassero le scarpe. Gli schiavi». Chiosa ironico.
Perretta se la prende anche col sindaco di Germignaga che ieri in una lettera a Varese news ha parlato di un «mondo parallelo» e di «degrado»,
«Parlasse delle sue strade. Hanno tenuto una strada chiusa per una settimana per non togliere un ramo dalla strada. Ci voleva mezz’ora per toglierlo invece hanno preferito tenerla chiusa. Questo è un attacco di razzismo. E in Svizzera verrà usato come razzismo, perché adesso sono sotto elezioni e questi sono argomenti che fanno presa. Lì i sindacati non vogliono proteggere i lavoratori italiani. Vogliono che vadano via. Non è colpiscono l’impresa e il lavoratore se lo tengono».
«Io sono andato lì a dare fastidio a degli imprenditori non piccoli, a concorrere per dei lavori importanti». Aggiunge Perretta. «E questo sarà il pretesto per provare a cacciarmi. Avrei poco da temere, ma non so se riesco a difendermi da una cosa così. Avevamo già i sindacati che ci hanno controllato milioni di volte e siamo stati sempre a posto, ma così non si lavora tranquilli e c’è una brutta aria che tira».
Per Perretta è come se non fosse successo nulla: «Il fiume non è esondato e nella strada davanti al capannone c’erano 10, 15 centimetri massimo d’acqua. Ma nelle buche, e in due o tre capannoni. Il mio ed altri, c’erano 10 centimetri di acqua. Ci sono ancora i segni».
Quanto agli operai precisa che è «gente che mi ha sempre seguito da 20 anni da 22 anni. Non sono persone che abbiamo trovato ieri. Gente che prende uno stipendio e ha famiglia. Tutte regolarmente assunte. Regolarmente con permesso per lavorare in Svizzera. C’erano solo due persone rumene a cui è stato negato il permesso in Svizzera la settimana prima e si stava cercando di aggiustare le pratiche anche per loro. Niente di abusivo»
Intanto per loro «è stato trovato un altro posto. Non c’è nessun problema. Però se tanta gente come me aveva un 30% di fiducia nell’Italia adesso ne ha 5. Nessuno di loro mi ha mai detto niente. Nessuno li ha obbligati, nessuno li obbliga. E’ gente libera, tranquilla che lavora onestamente. Io non sono mai stato in grado di costringere nessuno e ho sempre sempre vissuto con loro. Ho sempre dormito lì. Ho sempre mangiato con loro. Casa mia è insieme agli operai. Perché io il loro stipendio l’ho sempre pagato. Il mio non so se l’ho sempre preso. E sicuramente non l’ho preso per l’attività che abbiamo appena iniziato, che va bene, e mi impegnerò perché vada bene anche di qui in avanti».

l.amato@luedi.it

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