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“Auspichiamo che l’incontro di martedì tra Regione ed Mct possa sortire attese soluzioni per la salvaguardia del lavoro e, al tempo stesso, per dare impulso ad azioni mirate a valorizzare le potenzialit… di tutta l’area portuale, così come condiviso nell’ultimo incontro tra Regione e sindacati». Lo affermano in una nota congiunta il segretario generale della Cisl della Calabria, Paolo Tramonti, ed il segretario della Fit-Cisl Calabria Annibale Fiorenza. «L’ufficializzazione, da parte di Mct, che Maersk, già – aggiungono – dal prossimo 15 luglio, lascia il porto di Gioia Tauro, ci porta a dedurre che, pur a fronte di un sostanziale aumento dei volumi di merce trasportata e movimentata nei porti del Mediterraneo (+10% rispetto al 2009), il Porto di Gioia Tauro nel 2011, con i possibili 2.150.000 Teu che dovrebbe garantire Msc, è destinato a subire una flessione che sarà pari a (-25%) rispetto al 2010, a (-36%) rispetto al 2008 (3.467.824 Teu) ed al tempo stesso si ricorda che nel 2000 i Teu movimentati sono stati pari a 2.652.000. Una situazione allarmante che ci spinge a rivendicare interventi mirati ed immediati per rimuovere le ragioni che stanno penalizzando la nostra infrastruttura e che hanno indotto Maersk, pur in qualità di socio di Mct, a riorganizzare le proprie linee di prodotto, escludendo il terminal calabrese». «Una situazione delicata – proseguono i sindacalisti della Cisl – che, se non adeguatamente valutata e risolta, rischia di esplodere in una crisi occupazionale che, considerando le ricadute sull’indotto, rischia di generare oltre 600 esuberi di personale. È ora che l’attenzione e la tempestività dell’azione messa in atto, in questi mesi, dal Presidente e dalla Giunta Regionale, produca gli attesi risultati. Sollecitiamo una proficua quanto immediata utilizzazione delle risorse disponibili, a partire da quelle relative “All’Accordo di Programma Quadro” sottoscritto nel Settembre 2010». «Al management di Mtc – concludono – chiediamo di ricominciare a credere ed investire nelle potenzialità di questo Porto. Un porto in crisi anche per scelte imprenditoriali rivelatesi, ad oggi, inadeguate alle nuove esigenze degli armatori e, al tempo stesso, insufficienti per reggere la competitività con i porti nord-africani».

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