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DOPO l’arresto e il pentimento di Antonio Cossidente e di Savino Giannizzari la piazza dello spaccio di droga, per un po’, è rimasta terreno di nessuno. A fiutare l’affare Maurizio Finzi – nell’ambiente conosciuto con il soprannome di Jack Daniel’s perché amante di quella marca di whisky –   che, dopo essere entrato in contatto con i fratelli Gigi Andrea e Gigi Massimiliano – entrambi di Terzigno in provincia di Napoli – ha deciso che poteva prendere in mano le redini del traffico di droga. 

La collaborazione tra il gruppo campano e quello lucano, secondo gli investigatori, è cominciata in carcere: quella di Terzigno, infatti, è un’area nuova per i compratori della Basilicata, che in passato si sono sempre riforniti  a Scampia o a Secondigliano.

E se Maurizio Finzi, 46 anni, assumeva per sé il ruolo di capo dell’associazione a delinquere dedita al traffico e allo spaccio di cocaina – i fratelli Gigi erano i fornitori –  Francesco Triani, 43 anni, diventava il suo braccio destro. A lui il compito di vendere la cocaina a quei clienti abituali rimasti orfani di Cossidente.

Ieri mattina, però, su richiesta del sostituto procuratore della Dda di Potenza, Francesco Basentini, il gip, Luigi Spina ha emesso quattro ordinanze di misura cautelare – tre in carcere e una ai domiciliari – per traffico di ingenti quantità di cocaina. E nel mirino dei carabinieri – da tempo impegnati nelle indagini –  sono finiti i due fratelli di Terzigno e i due potentini  Maurizio Finzi e Francesco Triani.

Andrea e Massimiliano Gigi sono stati arrestati e portati nel carcere napoletano di Poggio Reale,  e Maurizio  Finzi in quello di rione Betlemme a Potenza. Arresti domiciliari per Francesco Triani. Oltre a loro sono indagate altre sei persone tutte residenti a Potenza o nel suo hinterland: Giuseppe Fontini, Gianfranco Gallicano, Fabio Musolino, Anastasio Pane, Gregorio Troiano e Andrea Brienza.

I particolari dell’operazione, che ha portato all’arresto dei quattro, sono stati illustrati ieri mattina a Potenza, nel corso di una conferenza stampa, dal Procuratore della Repubblica, Laura Triassi, e dai comandanti del Reparto operativo e di quello investigativo dei Carabinieri: i capitani Antonio Milone e Francesco Mandia.

I carabinieri, infatti, già da tempo erano informati di quanto stava accadendo in città. Un po’ grazie alle dichiarazioni dei pentiti Cossidente e Giannizzari – che nei loro verbali avevano parlato sia del Finzi che del Triani – e per buona parte per le attività investigative messe in atto, anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, dagli uomini dell’Arma.

E così passo passo si è avuto un quadro ben preciso e dettagliato di quanto stava avvenendo in città. Un quadro avvalorato anche dalle dichiarazioni rese da alcuni consumatori che si rifornivano dal Finzi tramite il Triani.

La cocaina, venduta nel capoluogo a 120 euro al grammo, veniva acquistata in grossi quantitativi a Terzigno dai fratelli Andrea e Massimiliano Gigi.

A fare il carico, ogni dieci giorni, proprio Maurizio Finzi che in alcuni casi  pagava la merce subito e in altri attraverso vaglia veloci – diciotto quelli documentati nel periodo compreso tra l’aprile del 2010 e il febbraio del 2011 – a parziale saldo o in alcuni casi come acconto per le prossime partite di coca da prelevare.

Una volta che la droga arrivava a Potenza veniva data a Francesco Triani che si occupava di spacciarla.

Ma non sempre gli acquirenti pagavano puntuali. Ed allora scattavano le minacce da parte di Maurizio Finzi.

Come quella ad Anastasio Pane ad agosto del 2010.

«…Devi stare muto. Al massimo puoi annuire con il “sì” e con il “no”. Oggi mi porti i soldi e statti attento che abbuschi pure”.

O come quella del 21 agosto del 2011 nei confronti di Gregorio Troiano a cui viene esplicitamente  detto che se non avesse pagato i 7.000 euro dovuti si doveva preoccupare per quello che poteva accadere alla mamma, al padre o a eventuali fratelli e sorelle perché lui, Maurizio Finzi, «ragionava da camorrista».  Stesse minacce rivolte anche per Fabio Musolino, titolare del locale “New Evoè”.

E dire che Maurizio Finzi – lo stesso si vantava della “sua esperienza nel campo degli stupefacenti, specificando che era solito  saggiare personalmente  la cocaina prima di immetterla sul mercato e che esercitava il narcotraffico da circa 2 anni e mezzo” – nel maggio del 2011 veniva   arrestato, proprio mentre rientrava da Terzigno  perché trovato in possesso di 50 grammi di cocaina, e condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione.

Un arresto che per lui non ha significato molto visto che decideva di riprendere la sua attività dopo neanche 4 mesi e pur sapendo che “era stato cantato da qualche suo conoscente”.

a.giammaria@luedi.it

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