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In Basilicata, nel 2009, la fascia di popolazione a rischio di povertà è del 41 per cento circa: tra il 1991 e il 2010 il tasso demografico indica una diminuzione di mille persone l’anno, passando da circa 610 mila residenti a 587 mila, con una percentuale di giovani con meno di 25 anni in calo dal 45 per cento al 25,2 per cento.

ANALFABETISMO – I dati sono contenuti nel «Rapporto 2010 sulla povertà e l’esclusione sociale in Basilicata», realizzato dal Cilap e presentato stamani, a Potenza. Tra le percentuali contenute nel rapporto, spicca quella relativa al grado di analfabetismo: le percentuali sono nettamente diminuite (dal 43 al 28 per cento) ma nel 2009 sono 28 i lucani (su cento) che non hanno nessun titolo di studio o solo la licenza elementare: la regione è seconda solo alla Puglia (29,4%).
Il rapporto tra disoccupati e laureati (laurea breve, magistrale e dottorato) è del 10 per cento (12,6 per cento per il diploma).

IMMIGRAZIONE – Nel corso del convegno è stato anche presentato il rapporto “La rete del welfare», realizzato dall’assessorato alle politiche sociali della provincia di Potenza. I dati si riferiscono, in questo caso, al territorio provinciale. Una delle sezioni è dedicata ai flussi migratori. Fondamentale è l’apporto degli immigrati negli indici demografici: probabilmente solo uno su dieci rientra nelle statistiche ufficiali, ma senza immigrazione la diminuzione della popolazione, in provincia di Potenza, tra il 2001 e il 2009 non sarebbe del due ma del 4,3 per cento. Come aree di residenza, gli stranieri si concentrano nel Potentino e nel Melfese.

SPESA SOCIALE – Dalla sezione relativa alla spesa sociale emerge invece che il dato procapite medio provinciale è di 42 euro: la maggior parte della spesa è destinata all’area «famiglia e minori» (88,2%) e «disabili» (21%). Una parte rilevante del sostegno pubblico è diretta ai contributi per gli asili nido.

OCCUPAZIONE DELLE DONNE – Nella sezione relativa all’occupazione delle donne è emerso che il 77% delle persone che lavorano nelle amministrazioni pubbliche ha un contratto a tempo indeterminato, ma nessuna ha meno di 30 anni (tra i 30 e i 39 anni la quota di precarie è pari al 37 per cento).

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