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POTENZA – Alla fine per i disoccupati storici della Basilicata è arrivata l’ennesima beffa, stavolta però dal governo centrale, dallo Stato e non tanto dalla Regione Basilicata, che ha provato comunque a sbloccare la situazione. Perché stando all’accordo di gennaio sulla mobilità in deroga c’erano tutte le carte possibili per poter sbloccare la situazione e consegnare ai disoccupati storici reduci da una storia industriale mai entrata a regime in Basilicata un assegno che coprisse i mesi di ottobre, novembre e dicembre. E invece quei famosi 10 milioni di euro anticipati dalla Regione non potranno essere utilizzati, semplicemente perché l’Inps ha deciso di non erogarli. La ragione starebbe tutta dalla parte dello Stato che non vorrebbe creare un precedente pericoloso sulla gestione degli ammortizzatori sociali, spingendo così altre regioni ad anticipare le risorse e causando non poche difficoltà ai conti stessi dello Stao. Eppure le cose erano state fatte nero su bianco, più precisamente il 30 gennaio, quanto era stato firmato l’accordo sull’anticipazione dei 10 milioni. Ma invece, è arrivato il passo indietro che ha scatenato non poche polemiche. L’imps non li eroga e i sindacati adesso minacciano una mobilitazione più ampia, a partire proprio da un corteo a Roma che possa raccogleire assieme i 2700 lavoratori ancora in attesa di un assegno che in fondo non supera le 400 euro al mese. In pratica la questione potrebbe diventare una patata bollente anche per la stessa Regione se non ricomincerà la mediazione con il nuovo governo che sarà. Ma la questione sembra essere piuttosto dura da spuntare.

Intanto la mobilitazione sembra essere in fase di organizzazione anche da un punto di vista nazionale. ma stavolta non saranno i disoccupati a protestare ma i commercianti, gli artigiani e i piccoli imprenditori. Sono circa 30mila le persone annunciate per martedì prossimo in piazza del Popolo a Roma e sarà la prima volta per le Piccole e medie imprese a scendere in piazza assieme sotto un solo slogan: «Senza impresa non c’è Italia. Riprendiamoci il futuro».

La mobilitazione nazionale chiede attenzione al governo e, dopo Confindustria, segnala un fenomeno in atto, la rivolta “pacifica” delle imprese, dell’economia reale.

Previsto l’arrivo di 400 pullman ai quali si aggiungono 7000 posti in treno e 2000 in aereo.

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