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SIA chiaro, non sono contrario nel merito all’opportunità di stimolare un dibattito congressuale.  Ragionare circa l’identità che il Pd dovrà assumere soprattutto in Regione  è fondamentale. Lo è perché v’è bisogno, oggi più che mai, che ci si riappropri delle responsabilità di cura e gestione di un territorio e di una popolazione in forte sofferenza, ed è indispensabile che lo si faccia con spirito di umiltà, sacrificio, etica e moralità.

Ciò che mi porta in antitesi alle dichiarazioni di Piero Lacorazza sono alcuni elementi che mal si celano dietro il suo ragionamento e che vorrei provare a rappresentare. 

Intanto non rispettare la volontà dei segretari De Filippo, Molinari, Iudicello di evitare dichiarazioni lo trovo sgarbato. Quindi dichiarare di essere pronto a dimettersi dal ruolo di Presidente del Consiglio Regionale lo trovo addirittura irritante. È un tentativo forzato di volersi lasciare apparire  non legato a poltrone, pronto a rinunciare, ed invece non è così. Trovo paradossale che chi manifesta voglia e desiderio di discutere ed affrontare i temi del lavoro, dell’ambiente, della povertà e via discorrendo, annunci di volersi dimettere dal prestigioso ruolo che riveste (di cui dovrebbe sentirsi fiero ed onorato) e che gli permetterebbe di farsi carico delle questioni che propone.

Peccato solo rilevare che rispetto ai temi legati al petrolio, e dei suoi rifiuti, non mi risulta che il presidente Lacorazza abbia indossato la divisa di guerrigliero delle Ande.

A mio parere, qualora se ne verificassero le condizioni e volesse candidarsi a segretario regionale, prima ancora che dimettersi da presidente del Consiglio dovrebbe dimettersi da Consigliere Regionale. Intanto perché sarebbe opportuno che il ruolo di segretario di un partito fosse esclusivamente politico e dunque non condizionato da alcun ruolo esecutivo. E poi perché se sente così forte questa vocazione vuol dire che la precedente, (anzi le precedenti), quella di aspirante Presidente della Giunta e quella di Consigliere Regionale, non sono più in linea con i propri sentimenti.

Egli, dietro un debole ragionamento di merito, invece, sottende che gli attuali candidati sarebbero inadeguati, non all’altezza dei cambiamenti che a suo dire epocali. Provo a questo punto a ragionare per paradosso seguendo il suo artificioso pensiero: se si fossero celebrati i congressi nei tempi dovuti ed eletto il segretario oggi cosa si dovrebbe fare? Chiederne le dimissioni perché intanto il mondo è cambiato? E’ evidente che nel suo ragionamento implicitamente li ritiene inadeguati, almeno rispetto a lui che oggi vorrebbe candidarsi per salvarci.

Non vorrei deludere nessuno sostenendo che in fondo il mondo non è cambiato, almeno per chi ha creduto che le cose potessero andare così. È cambiato per il presidente Lacorazza che avrebbe voluto votare Renzi ma che non lo ha fatto, che ha votato Bersani e poi Cuperlo perdendo in entrambi i casi. Il tema è tutto qui. Come riposizionarsi cercando una nuova legittimazione, magari su Civati e scaricare quindi Luongo.

Il tentativo di voler riaprire i termini congressuali con la scusa del bisogno di discussione è una vera boutade. Non mi risulta che durante le direzioni regionali Lacorazza si sia mai posto il tema dei contenuti. Direzioni asfittiche, estremamente tattiche, anche nei silenzi e in quei pochi interventi studiati, tra chi vuol ritirarsi in campagna e chi al mare, ma mai il tema predominante dei rinvii è stato la mancanza di una discussione sulle piattaforme programmatiche dei candidati. Quindi per il bene del partito è opportuno iniziare ad avere il coraggio di raccontare le cose per così come sono e non per come si vuole che la gente la sappia.

Mi fa sorridere leggere che Lacorazza parli di candidature blindate. Non mi risulta che per il suo percorso politico abbia avuto necessità fabbri ferrai per aprire porte blindate che gli son state chiuse. Da quando accompagnava in auto blu l’allora Presidente Bubbico ed il segretario Regionale Folino, di cui sarebbe stato erede, è stato sempre candidato ad una carica sostenuta da tutto il Partito (presidente della Provincia, candidato alle primarie da Presidente della Regione). Spero non voglia considerare la sua candidatura a Consigliere Regionale come una prova determinante. Per sua fortuna il Presidente Lacorazza non ha mai avuto necessità di compilare un curriculum vitae per cercare lavoro, mi sembra a maggior ragione pretestuoso parlare di blindature da parte sua.

In fine osservo, purtroppo, che il PD che perde è anche quello di Lacorazza. La gente è stanca esattamente di tutto ciò, di rivincite e sfide, di un partito senza idea, di un luogo che ha smarrito la sua idea di collettività a favore di schemi e rendite personali, di un partito reso un campo arido che ospita una stanca e noiosa partita senza neppure spettatori. Caro Piero, giocare a portieri volanti, utilizzando la stessa metafora da te utilizzata nell’ultima direzione regionale, significa esser disposto a sacrificarsi. Allora ti dico che se vogliamo cambiare davvero le cose facciamolo partendo dal credere che non è l’essere giovani che ci autorizza a sentirci infallibili, e che si può ripartire anche facendo un passo indietro sostenendo il proprio compagno nella sua fuga.

A presto.

 

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