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4 minuti per la lettura

POTENZA – Ci scriviamo mail e non più lettere, ci confrontiamo e dialoghiamo sulle piazze virtuali e non più nelle “agorà”, leggiamo anche i libri su un computer: «ma se gli antichi greci avessero avviato la nostra cultura virtuale cosa ci sarebbe rimasto di loro?». Luciano Canfora è chiaramente più a suo agio tra i libri. Li puoi toccare, ne puoi sentire l’odore, anche a distanza di secoli ti raccontano anche più di quello che semplicemente c’è scritto. Per questo l’inaugurazione di una biblioteca è ancora un evento a cui non mancare, perchè questi luoghi possono ancora parlare di «libertà e democrazia». E ieri mattina, a rione Francioso, l’Unibas ha regalato agli studenti questo nuovo spazio, la Biblioteca centrale d’Ateneo. Accanto a Canfora, per celebrare l’evento, il rettore dell’Unibas, Mauro Fiorentino, il direttore del dipartimento di Scienze umane, Paolo Augusto Masullo, il presidente della commissione di coordinamento della biblioteca centrale di Ateneo, Maurizio Martirano e Aldo Corcella, docente dell’ateneo lucano ma anche ex allievo del grande filologo. Tutti riuniti nella sala lettura di quella nuova biblioteca, un po’ piccola per contenere l’evento, ma non importa. Perchè l’importante è ora riavere uno spazio idoneo per leggere e magari confrontarsi, discutere, ritrovare quella prospettiva di futuro che forse un po’ tutti abbiamo perso per strada. Perché «il libro è una cosa concreta» che ti consente di ritrovare i punti fermi dai quali ripartire.

E così Luciano Canfora attraverso il passato – e quei suoi punti fermi -ha parlato anche di futuro. E di Utopia, di voglia di riscatto. Perché noi non siamo più abituati a pensare a un progetto più alto. Nel nostro tempo, «caratterizzato dallo scetticismo totale», manca il programma d’azione.

Canfora racconta di Blossio di Cuma, di Platone e Aristotele come se fossero presenti in sala: il suo linguaggio semplice arriva agli studenti che escono poi entusiasti da quella lezione. «Blossio fu a fianco di Tiberio Gracco che finì tragicamente, ucciso dai senatori romani a bastonate. Gracco in fondo aveva semplicemente chiesto un po’ più di giustizia sociale, ma era stato accusato di puntare al regno. E tutti i suoi sostenitori erano stati uccisi o esiliati. Blossio, dopo un processo, lascia Roma andandosene in Asia, presso Aristonico, della cui rivolta e delle cui idee sociali doveva essere a conoscenza». Roma era il nemico contro cui combattere per non perdere la libertà. Ma gli abitanti del regno di Pergamo, insieme a Blossio, lottarono fino all’ultimo. E’ come un messaggio: quegli uomini e quelle donne scelsero il riscatto. Fino alla fine, certamente mettendo in conto la concreta possibilità di poter essere schiacciati. L’Eliopoli di Aristonico,  con l’idea di una completa uguaglianza fra gli abitanti, era il programma d’azione.

Ed è «la forza dell’Utopia che noi dobbiamo recuperare», è quella che manca al nostro tempo che sembra avere tutto ma che, evidentemente, ha perso la voglia di guardare avanti, di confrontarsi e proporre. Cadere magari, ma continuare a riprovare.

Un po’ come accade a Platone che, nonostante abbia avuto diverse dure lezioni dalla storia, non ha mai smesso «di dialogare continuamente con se stesso, di mettersi continuamente in discussione», ma anche di credere che la sua Utopia, il suo modello di società, fosse un programma possibile, non un sogno. Il progetto di una città ideale, governata in base a principi filosofici è qualcosa di concreto, tangibile. A tal punto che Platone prova a “esportare il modello” in Sicilia, per metterlo in pratica concretamente.

Insomma ragazzi, ritornate a sognare e a progettare il vostro futuro. Ma come facevano i greci o Marx ed Engels che quando immaginavano una diversa organizzazione sociale non pensavano a quella come a qualcosa di improbabile. Anzi. E quella consapevolezza, quella prospettiva rivolta verso il futuro, in fondo ci ha portato fin qua. Tocca a noi oggi ricominciare a guardare in avanti. Magari basta solo cambiare prospettiva, cercando nuovi punti fermi. E una biblioteca resta un punto fermo.

a.giacummo@luedi.it

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