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REGGIO CALABRIA, 24 SET – Il boss Giovanni Fontana e l’ex direttore operativo della società mista Leonia Bruno De Caria sono stati rinviati a giudizio dal gup di Reggio Calabria, insieme ad altre 15 persone, nell’ambito del procedimento ”Athena 49%” che ha portato alla scoperta delle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella società che si occupa della raccolta di rifiuti a Reggio Calabria.
Il processo è stato fissato per il 13 novembre prossimo. Altri quattro imputati hanno chiesto il giudizio abbreviato, la posizione di altri due è stata stralciata ed un altro ha chiesto il patteggiamento.
Secondo l’accusa della Dda di Reggio Calabria, De Caria avrebbe agevolato Antonio Fontana ed i suoi quattro figli consentendogli di occuparsi della manutenzione dei mezzi della società. Lavori che avrebbero consentito alla cosca, attraverso un sistema di fatture gonfiate, di creare un “fondo cassa” a disposizione degli affiliati.
L’attuale società Leonia si è costituita parte civile nel processo “per aver subito un grave danno patrimoniale ed un palese danno alla propria immagine aziendale”. Oggi l’amministratore delegato Raphael Rossi è stato in aula per lanciare, è scritto in una nota, “un forte segnale alla cittadinanza, una chiara presa di posizione nei confronti delle condotte criminali che hanno leso la società, seppur operando dei distinguo. Difatti, la stessa Leonia, già nel proprio atto di costituzione, affidando alle autorità competenti la giusta lettura della vicenda processuale, aveva però contestualizzato le condotte dei propri lavoratori dipendenti”. 

REGGIO CALABRIA – Diciassette persone rinviate a giudizio tra cui il boss Giovanni Fontana e l’ex direttore operativo della società mista Leonia Bruno De Caria. Questa la decisione del gup di Reggio Calabria nell’ambito del procedimento ”Athena 49%” che ha portato alla scoperta delle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella società che si occupa della raccolta di rifiuti a Reggio Calabria.Il processo è stato fissato per il 13 novembre prossimo. Altri quattro imputati hanno chiesto il giudizio abbreviato, la posizione di altri due è stata stralciata ed un altro ha chiesto il patteggiamento.Secondo l’accusa della Dda di Reggio Calabria, De Caria avrebbe agevolato Antonio Fontana ed i suoi quattro figli consentendogli di occuparsi della manutenzione dei mezzi della società. Lavori che avrebbero consentito alla cosca, attraverso un sistema di fatture gonfiate, di creare un “fondo cassa” a disposizione degli affiliati.L’attuale società Leonia si è costituita parte civile nel processo «per aver subito un grave danno patrimoniale ed un palese danno alla propria immagine aziendale». Oggi l’amministratore delegato Raphael Rossi è stato in aula per lanciare, è scritto in una nota, «un forte segnale alla cittadinanza, una chiara presa di posizione nei confronti delle condotte criminali che hanno leso la società, seppur operando dei distinguo. Difatti, la stessa Leonia, già nel proprio atto di costituzione, affidando alle autorità competenti la giusta lettura della vicenda processuale, aveva però contestualizzato le condotte dei propri lavoratori dipendenti». 

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