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REGGIO CALABRIA – Un coltello rudimentale, che secondo quanto ricostruito dagli inquirenti sarebbe stato ricavato dalla lamiera delle bombolette di gas che i detenuti usano per cucinare e riscaldare cibi e bevande, è stato trovato da personale della polizia penitenziaria nella casa circondariale “Panzera” di Reggio Calabria. Lo rendono noto Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Damiano Bellucci, segretario nazionale. Il coltello è stato scoperto nel corso di una perquisizione effettuata in locali che sono di uso comune ai detenuti.

«Il coltello, abilmente occultato, è stato trovato all’interno di un intercapedine di locali in uso ai detenuti. E’ stato realizzato con del materiale tipo lamiera, realizzato schiacciando e modellando la lamiera di una bomboletta di gas in uso ai detenuti per riscaldare e cucinare le pietanze tramite fornellini da camping», ha aggiunto il segretario generale del sindacato Donato Capece. 

Per Capece, che esalta «i poliziotti penitenziari di Reggio Calabria per l’importante ritrovamento, che evidenzia la loro professionalità, il loro scrupolo, la loro attenzione», la presenza di un arma di questo tipo «impone domande preoccupanti. A cosa sarebbe servito? Ad una resa di conti tra detenuti o ad un agguato ai poliziotti?». Evidenziando in questo modo anche l’allarme per la sicurezza che da qualche tempo c’è nelle carceri calabresi (LEGGI L’ARTICOLO SULLA SITUAZIONE DELLE CARCERI CALABRESI)

Bellucci ha poi evidenziato come «nei dodici mesi del 2014, nel carcere di Reggio Calabria ‘Panzera’ si sono contati il tentato suicidio di un detenuto, sventato in tempo dalla Polizia Penitenziaria, 3 episodi di autolesionismo (ingestione di corpi estranei, chiodi, pile, lamette, pile, tagli diffusi sul corpo e provocati da lamette) e 8 colluttazioni». Una situazione che per Capece è “sintomatica del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. E che a poco serve un calo parziale dei detenuti, da un anno all’altro, se non si promuovono riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale».

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