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REGGIO CALABRIA – La vicenda di don Nuccio Cannizzaro di Reggio Calabria si arricchisce di nuovi sviluppi. E’ di questa mattina, infatti, la notizia che l’arcivescovo di Reggio Calabria, Vittorio Mondello, ha deciso di respingere le dimissioni che il sacerdote, attualmente indagato per favoreggiamento nei confronti di un boss della ‘ndrangheta reato di cui si sarebbe reso responsabile con una serie di affermazioni. Il presule, ricordando che al momento il sacerdote non è stato condannato per nessun reato, haribadito la propria personale conoscenza del sacerdote rinnovandogli fiducia e invitandolo a continuare a svolgere il proprio lavoro in diocesi e in parrocchia fino alla conclusione definitiva del processo. La vicenda di don Cannizzaro trova ampio spazio sull’edizione odierna de ‘Il Quotidiano della Calabria’ con un articolo a firma di tutti i componenti della redazione di Reggio Calabria. I giornalisti raccontano di aver avuto contatti con il legale di don Cannizzaro il quale ha chiesto che venisse sospesa la pubblicazione dei verbali che riguardano il sacerdote. «Il legale ci ha spiegato che il suo assistito era particolarmente scosso dalla pubblicazione degli atti, che quelle carte finite sul giornale gli avevano fatto ulteriormente perdere lucidità. Che aveva avuto un malore alla notizia della pubblicazione e che era giunto a minacciare il suicidio. Per questo ci chiedeva di fermare la pubblicazione di ulteriori stralci».   Nei contatti telefonici il legale del sacerdote, l’avv. Giacomo Iaria, ha preannunciato una lettera al ‘Quotidiano’ per chiedere che venisse sospesa la pubblicazione dei verbali. «Nel pomeriggio è arrivata la lettera dell’avv. Iaria nella quale si dava al Quotidiano la solita lezioncina di giornalismo dimenticando che il dovere di un giornalista è pubblicare tutte le notizie di cui viene a conoscenza. Con una fitta serie di telefonate abbiamo spiegato al legale del parroco che, a prescindere dalla missiva, nella quale si continuava ad accusarci per il nostro lavoro, il giornale aveva deciso di proseguire nella pubblicazione degli atti. Iaria ci ha detto che ci sarebbero state delle conseguenze per noi e per il giornale. Lui farà il suo lavoro, noi faremo il nostro fino in fondo».

«A nome del Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria esprimo la più piena e sentita solidarietà al collega Peppe Baldessarro in relazione alla vicenda della pubblicazione su ‘Il Quotidiano della Calabria’ delle intercettazioni relative a don Nuccio Cannizzaro, parroco di Condera. Detta vicenda va assumendo infatti contorni grotteschi. Peppe Baldessarro ed il Quotidiano hanno pubblicato fedelmente, e senza nulla aggiungere o togliere, la trascrizione dei colloqui avuti da don Nuccio con altre persone e dalle quali, secondo il rapporto dei Carabinieri e secondo la Dda di Reggio Calabria, emergerebbe con chiarezza il favoreggiamento sviluppato da don Nuccio, attraverso dichiarazioni mendaci, nei confronti di un esponente di spicco della criminalità organizzata reggina. Dalle intercettazioni, inoltre, emergono dichiarazioni che certamente configgono in maniera aspra con il ruolo di don Nuccio Cannizzaro e con la cautela, la riservatezza e la compostezza che dovrebbero essere patrimonio genetico di un sacerdote. Che don Nuccio Cannizzaro non sia contento di essere indagato per favoreggiamento nei confronti di un mafioso, che non possa fare salti di gioia per alcune frasi che deteriorano la sua immagine di sacerdote ed incrinano, forse in maniera irreversibile, i suoi rapporti con una parte della gerarchia ecclesiastica, è sin troppo facile immaginarlo. Ma che qualcuno possa ribaltare su Baldessarro e sul suo giornale i problemi che don Nuccio Cannizzaro, autonomamente, si è creato, appare bizzarro se non addirittura paradossale. Il giornalista ha infatti solo esercitato il proprio diritto (che è anche un dovere, è bene ricordarlo) di cronaca pubblicando fatti e circostanze di indubbia rilevanza pubblica e senza, peraltro, aggiungere nulla all’avvilente “spaccato” che emerge dalle stesse intercettazioni. Il significato preciso di alcune frasi intercettate, d’altronde, don Nuccio troverà certamente il modo di spiegarlo ai magistrati ed alle gerarchie ecclesiastiche. Resta il fatto che questa vicenda richiama alla mente la favola del lupo e dell’agnello. Le acque del ruscello, anche in questo caso, sono state intorbidite da chi sta a monte, e non certo da chi sta più a valle. Cercare di ribaltare la realtà delle cose sa solo di pretesto e di diversivo per distogliere l’attenzione dai fatti concreti che, purtroppo, ci rendiamo conto non essere esaltanti per don Nuccio». Lo afferma Giuseppe Soluri,Presidente Ordine dei Giornalisti della Calabria.

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