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POTENZA – Più buio della mezzanotte non può fare. Letti partendo da questa premessa anche i dati di Bankitalia sullo stato dell’economia lucana nel primo semestre del 2013 fanno intravedere alcuni “flebili segnali positivi”. Segnali di speranza legati, per lo più, alle aspettative degli imprenditori sugli ordinativi ipotizzati per i primi mesi del 2014 e a una certa propensione delle aziende agli investimenti per l’anno che verrà.

E’ questa la sintesi del rapporto (redatto dai ricercatori Nicola Curci, Maddalena Galardo e Valerio Vacca) presentato ieri alla stampa alla presenza del direttore della Filiale potentina di Bankitalia Giancarlo Fasano.

Uno studio ricco sopratutto di segni negativi, «figli – è emerso – di una sfavorevole fase congiunturale estesasi dal 2012 ai primi nove mesi dell’anno in corso».

Veniamo ai dati. Nel settore industriale prevalgono «le imprese con almeno venti dipendenti che dichiarano una flessione del fatturato»; «resta contenuta la spesa per gli investimenti che dovrebbe migliorare lievemente nel 2014»; «si riduce del 5,7 per cento la produzione di olio greggio e del 4,7 per cento quella di gas naturale»; è negativo rispetto al 2012 anche il saldo tra iscrizioni e cessazioni al registro delle imprese.

Sul versante degli «scambi con l’estero» il rapporto della Banca d’Italia segnala ancora un meno 14,7 per cento. Le maggiori criticità si registrano nel settore dell’automotive, mentre fanno registrare segnali incoraggianti i comparti del mobile, quello farmaceutico e quello dei prodotti agricoli. Forte il calo dell’export all’interno dell’Unione Europea (meno 17,7 per cento) mentre aumenta l’esportazione di prodotti petroliferi verso la Turchia. 

Forti criticità sono segnalate dal rapporto nel settore delle costruzioni: non solo in termini di diminuzione del numero di cantieri, ma soprattutto di posti di lavoro (meno 23 per cento circa).

Unico settore a far registrare segnali positivi in termini d’occupazione è quello dei servizi con un saldo di più 2,1 per cento. In generale la fascia d’età più colpita dalla crisi è quella tra i 15 e i 34 anni (meno 9,3 per cento). Diminuiscono i lavoratori dipendenti (meno 5,8 per cento), specie quelli contratto a tempo determinato (meno 9,8 per cento), mentre aumentano quelli con rapporto di lavoro part-time (7 per cento in più).

Critica, infine, anche la situazione sul versante del «finanziamento dell’economia» con una contrazione dei prestiti che ha interessato tutti i principali settori ed è stata più intensa per le «famiglie consumatrici (meno 3 per cento)», mentre il credito alle imprese è diminuito dello 0,6 per cento.

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