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POTENZA – La comunicazione è arrivata ieri negli uffici della Procura a metà mattina. Erminio Restaino (in foto)non solo si avvale della facoltà di non rispondere, ma ha deciso di non presentarsi nemmeno davanti agli inquirenti. Il suo legale di fiducia, l’avvocato Tuccino Pace, ha annunciato che «eventualmente» nei prossimi giorni verrà depositata una memoria difensiva, il che vuol dire che nel frattempo, se gli inquirenti terranno fede agli impegni presi, l’inchiesta sul bubbone all’interno dell’Agenzia regionale per l’ambiente potrebbe anche essere bella che finita. Nel frattempo, senza conoscere tutti gli elementi in mano agli investigatori, affrontare un interrogatorio sarebbe stata una scelta difensiva molto rischiosa. Il contenuto di tutte le intercettazioni tra l’allora assessore all’ambiente e il vecchio direttore dell’Arpab Vincenzo Sigillito non è ancora noto. Per legge soltanto quando le indagini verranno chiuse l’assessore sarà in grado di avere libero accesso agli atti e potrà farsi un’idea più chiara delle accuse sul suo conto, quindi decidere sul da farsi.
Stamattina invece dovrebbero tenersi regolarmente gli interrogatori degli altri che lo scorso mercoledì hanno ricevuto l’avviso di garanzia emesso in contemporea con gli arresti di Sigillito e del coordinatore provinciale dell’Arpab Bruno Bove. Ferruccio Frittella, ex capo della sede materana, e l’avvocato Claudio Dresda, assunto nella sede potentina dell’Agenzia sono quelli con le accuse più gravi. Il pm Salvatore Colella ipotizza che anche loro facessero parte di una vera e propria associazione a delinquere piazzata ai vertici dell’ente preposto alla protezione dell’ambiente, eppure piegato a un sistema clientelare, che come unico obiettivo si sarebbe posto quello di creare consenso per una corrente politica condivisa che avrebbe fatto capo proprio all’assessore Restaino. Per conquistare voti in vista delle varie consultazioni elettorali, e in particolare le regionali del 2010, i vertici dell’Arpab avrebbero dissimulato un’eccezionale carenza d’organico per giustificare l’esborso di un milione di euro aggiuntivi da parte della Regione verso il bilancio dell’ente, che di fatto sono serviti per prorogare di un anno i contratti di lavoro a tempo determinato di una serie di amici, parenti e raccomandati. Quì entra in gioco la Tempor spa, una società che offre lavoro interinale, e il responsabile dell’agenzia di Potenza, Luigi Montano. Attraverso i contratti tra i lavoratori e la Tempor da una parte, la Tempor e l’Arpab dall’altra, Sigillito e Claudio Dresda, uno dei suoi collaboratori più fidati, avrebbero aggirato le norme sulle assunzioni nella pubblica amministrazione che prevedono l’indizione di concorsi trasparenti aperti al pubblico. Anche Montano verrà sentito dagli inquirenti oggi pomeriggio.
Poi c’è il disastro di San Nicola. Ferruccio Frittella in quanto ex responsabile della sede materana dell’Arpab è tra quelli che più di chiunque altro avrebbero dovuto assumersi la responsabilità di comunicare i dati sull’inquinamento in corso nella falda acquifera sotto il termovalorizzatore Fenice. Quanto a questo gli inquirenti ipotizzano anche un ruolo per Restaino che avrebbe protetto Sigillito dagli attacchi che gli piovevano addosso da più parti quando si è scoperto che conosceva i dati delle analisi dei pozzi spia da quasi un anno e mezzo. L’ex direttore resta agli arresti domiciliari in attesa che il gip Tiziana Petrocelli decida sull’istanza di scarcerazione presentata dal suo legale di fiducia che è sempre l’avvocato Tuccino Pace. Comunque vada è stata già fissata l’udienza davanti al Tribunale del Riesame per discutere sugli indizi di colpevolezza sul suo conto. Si terrà martedì prossimo, in contemporanea con quella per il commissariamento di Fenice.

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