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di SARA LORUSSO
POTENZA – Deve essere stata magra consolazione varcare la soglia del dipartimento regionale all’Ambiente, con alle spalle, appena tre metri indietro, il cumulo di rifiuti accatastati sull’asfalto. Deve essere stata magra consolazione, per i sindaci del bacino-centro, sapere che stavano per sedersi al tavolo dell’emergenza rifiuti, senza dover fare troppa fatica a convincere i presenti, che al «collasso» il sistema ci è già arrivato. In fondo, dalle finestre di viale Verrastro dovevano pure averlo notato.
Potenza e altri comuni dell’hinterland sono uno spettacolo indecoroso. E camminando per la città la prima cosa che la gente dice – da qualche giorno ha persino smesso di mormorare – è che siamo troppo pochi per poterci permettere queste cataste di «munnezza» in mezzo alla strada. In rete si è anche più espliciti: «Potenza come Napoli» è il tag più diffuso alle foto linkate, tra una bacheca e l’altra. Ma tant’è.
E stando alla nota che dopo l’incontro con i sindaci del Potentino il dipartimento regionale diffonde, c’è da sopportare ancora un bel po’. Solo dalla prossima ordinanza regionale, per lo smistamento dei rifiuti nell’impiantistica a disposizione, si potrà inseguire la normalizzazione. Ma fino al 30 novembre, fino a scadenza dell’ordinanza in vigore, l’assessore Agatino Mancusi non può che confermare «il massimo impegno della Regione, soprattutto per rafforzare, entro fine anno, la raccolta differenziata. Nelle more, da domani dalla stazione di trasferenza di Tito (quella che raccoglie i rifiuti, prima del trasferimento nelle discariche, ndr) uscirà una quantità maggiore di spazzatura», in modo da svuotare un po’ la vasca. Soluzione temporanea, però, utile per solo una decina di giorni, in attesa della riapertura della discarica di Lauria. Oggi, nel frattempo, su Potenza sarà almeno garantita la raccolta dei rifiuti, che vengono smaltiti tra Salandra, Sant’Arcangelo e Pisticci.
I sindaci del bacino centro – una ventina di Comuni in tutto – vanno però persino oltre, nel raccontare la situazione che un consigliere di Potenza, Antonino Imbesi (Pdl), descrive come «seria». Se Imbesi contesta al Municipio di non aver messo mano a strategie risolutive, nel documento condiviso, gli amministratori fanno sapere di non avere la completa responsabilità del caos. In fondo alla «stazione di trasferenza di Tito, di piccole dimensioni, oggi arrivano i rifiuti non solo del bacino del Potentino, privo di discariche, ma anche di Comuni del Lagonegrese, a causa della temporanea chiusura della discarica di Lauria, e di quelli del Marmo Melandro, per l’esaurimento della discarica di Atella». A farne le spese, inevitabilmente, proprio il capoluogo e il suo hinterland, che da anni hanno visto chiudere la discarica di Pallareta, oggi anche al centro dell’inchiesta della procura della Repubblica di Potenza sull’inquinamento ambientale del territorio
Quello che però non mandano giù è il paradosso dell’avere alcune volumetrie disponibili, ma inutilizzate in altre discariche. Perché se a Lauria la discarica è stata chiusa per lavori urgenti di ripristino, a Tricarico sono stati cittadini e amministratori a dare lo stop a nuovi sversamenti. Va bene stilare atti «per un adeguato utilizzo delle discariche esistenti», ma ci si arrivi – si appellano i sindaci – con «atti vincolanti da farsi rispettare rigorosamente in termini di legge». Almeno che nessuno possa opporre un no. Forse i cumuli di rifiuti saranno da monito alle autorità competenti.
E mentre la raccolta ancora procede a singhiozzo, l’aria comincia a puzzare e i cani a fare baldoria tra i sacchetti abbandonati, finisce che i Comuni del bacino centro si trovano strozzati in un meccanismo di smaltimento, in cui i prezzi di conferimento hanno toccato la «cifra record» di 210 euro a tonnellata (le discariche, anche quelle pubbliche, sono gestite dai privati).
Per non allungare ulteriormente i tempi, Mancusi ha convocato per domani i presidenti delle Province di Potenza e Matera, sperando di poter «approntare un piano di utilizzo delle discariche regionali disponibili che, a partire dal primo dicembre prossimo, garantirà l’avvio del processo di normalizzare della questione rifiuti». Per adesso, tocca accontentarsi di soluzioni tampone.

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