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Il procuratore capo della Dda, Giuseppe Pignatone, ha illustrati i particolari dell’operazione ‘black garden’ eseguita dai carabinieri del Noe di Napoli e Reggio Calabria e del comando provinciale, che ha portato all’emissione da parte del gip Antonio Laganà di quattro provvedimenti di custodia cautelare domiciliare e l’obbligo di firma per un operaio della società Zetaemme srl, Stefano Tallariti, che gestiva la discarica di Casignana, nella Locride.
«Lo scopo – ha spiegato Pignatone – era di ridurre i costi di esercizio e per questo veniva versato in un torrente, fino al mare, tutto il percolato della discarica». «Sono reati particolarmente pericolosi per la comunità – ha sottolineato Pignatone – per cui intendo ancora una volta ringraziare i carabinieri che in breve tempo sono riusciti a individuare le responsabilità di questo grave comportamento».
Ai domiciliari dunque, sono finiti l’attuale sindaco di Casignana, Pietro Crinò, 62 anni, medico; il fratello, Antonio Giovanni, 52 anni, responsabile tecnico della ‘Zetaemme’; Massimo La Fronte, architetto di 42 anni, e Giuseppe Saverio Zoccoli, 55 anni, gestore di fatto della discarica. Il Pm Sara Ombra, ha inoltre ottenuto la misura del sequestro dei beni della ‘Zetaemme’ – 46 automezzi – e della discarica stessa, per un valore complessivo di 13 milioni di euro.
Le attività di indagine sono durate circa sei mesi, utilizzando fonti dirette e intercettazioni, «che hanno permesso di acquisire le prove – ha detto il col. Pasquale Angelosanto – della scorretta gestione della discarica per i sistemi di movimentazione dei rifiuti e per la mancanza della guaina biologica di contenimento del percolato.
Il liquido di risulta – ha specificato Angelosanto – mediante elettropompe, veniva convogliato in un vallone adiacente, il torrente ‘Rambottà, e da lì, finiva direttamente sulla spiaggia tra Bianco e Bovalino, con conseguenze facilmente intuibili».
Nel corso delle indagini è stato inoltre rilevato che la società ‘Leonia’, che si occupa dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani a Reggio Calabria, ed i comuni di Gioiosa Ionica e Roccella Ionica, scaricavano, «seppure per tempi limitati – ha specificato il procuratore Pignatone – senza la preventiva autorizzazione del Commissario per l’emergenza ambientale, i loro rifiuti solidi urbani a Casignana».
Per tale motivo, la Procura distrettuale ha notificato un avviso di garanzia al sindaco di Gioiosa Ionica, Mario Mazza, ad un funzionario del comune di Roccella Ionica, ed al direttore tecnico della ‘Leonia’, Giorgio Stiriti. I carabinieri hanno inoltre accertato che la ‘Zetaemme’, versando il percolato nel torrente ‘Rambotta’, risparmiava circa cento euro a tonnellata, anzichè conferirlo alle imprese specializzate del settore.

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