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REGGIO CALABRIA – «Che la ‘ndrangheta sia in assoluto l’associazione mafiosa più omofoba è parere di magistrati come Nicola Gratteri, Vincenzo Macrì e Michele Prestipino. Sono numerosi gli episodi di persone allontanate, nella migliore delle ipotesi, se non proprio eliminate anche solo per il dubbio di essere omosessuali» dice Eleonora Daniele conduttrice di Storie Vere, programma che pur andando in onda alla mattina  e con ascolti importanti non indietreggia rispetto a temi difficili.

Ed è questo uno dei casi: c’è chi sfida le regole della mafia facendo delle proprie caratteristiche una professione ma anche una sfida sociale. E’ il caso di  Rocco Ficara, talentuosa drag queen calabrese, membro del gruppo “Le Portinaie”.

L’intervista – realizzata da Klaus Davi in onda oggi alle 10 – racconta il percorso coraggioso di chi si è affrancato da un ambiente difficile puntando sul proprio talento. Il cognome Ficara a Reggio Calabria è stato – ed è – sinonimo di sangue e violenza. Nipote di quei Santo e Vincenzo che furono trucidati in una guerra di mafia negli anni ottanta, Rocco cresce in un ambiente i cui contorni sono immaginabili, ma ci tiene a precisare che «mi sono sempre  tenuto fuori da certe cose».

«Dei fratelli di mio  padre non ho un ricordo diretto. Per quanto ne possa sapere ai loro figli non hanno mai fatto mancare nulla ma non può essere solo questo un metro di giudizio». E non poteva essere diversamente. Rocco ha solo 25 anni e si è dichiarato gay in famiglia a 18, segnando una linea di demarcazione fra lui e certi contesti  più che attraverso le  parole, tramite i  fatti.

Intendiamoci, Rocco è consapevole dei rischi che corre ma precisa «più che alla mia vita tengo alla serenità della mia casa, del mio nucleo familiare. Se sei tenace e se ti fai vedere per quello che sei, credo sia la migliore prova della tua autonomia. Io ci sono riuscito per esempio con mio fratello. Quando glielo rivelai non ci siamo parlati per molto tempo. Poi ha capito e mi ha accettato. Solo essendo se stessi si può poi capire cosa è giusto e cosa è sbagliato  e scegliere un percorso lontanissimo dalla mafia come il mio». 

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