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REGGIO CALABRIA – Tutta la Calabria “trema” di paura. L’ultima previsione è dell’Enea. Si teme l’arrivo di un terremoto devastante. «A breve, tra la Calabria e la Sicilia, potrebbe verificarsi un sisma distruttivo, di magnitudo 7,5 sulla scala Richter».  Alessandro Martelli, l’ingegnere che dirige il centro di ricerche Enea di Bologna, ha lanciato un allarme amplificato dal recente sisma in Emilia Romagna. Lui, assieme ad un altro esperto dell’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, è stato al centro dell’audizione in commissione Ambiente alla Camera. Martelli prima specifica: «Un terremoto catastrofico, molto più forte di quello dell’Emilia di questi giorni o dell’Aquila, potrebbe colpire e distruggere il Sud Italia, nei prossimi mesi o entro due anni». Poi è tornato parzialmente sui suoi passi ai microfoni di RaiNews24 nella giornata di ieri: «Scosse di queste intensità non sono prevedibili. Gli studi riguardanti gli “esperimenti di previsione” li fanno i sismologi ed io mi limito (se trattasi di studi effettuati da esperti di fama mondiale come nel caso in oggetto) a prenderli in considerazione per stimolare le istituzioni ad attivare le necessarie misure, di loro competenza, ed a dare, nei limiti del possibile, la necessaria informazione all’opinione pubblica. 

Nel frattempo a Morano Calabro sono state diciassette le scosse sismiche di magnitudo uguale o superiore a 2.0 che nel mese di maggio hanno interessato il distretto del Pollino. L’ormai quotidiano appuntamento con il sisma ieri c’è stato due volte: alle 13.03 magnitudo 2.6 profondità 8.3 km ed alle 16.20 magnitudo 2.3 profondità 7.5 km. Nessun danno a persone o cose, ma l’ennesima dose di paura con cui i moranesi e gli abitanti del circondario ormai sono costretti a convivere. Per il sesto giorno consecutivo la terra ha vibrato in maniera decisa nella parte settentrionale della Calabria: l’apice si ha avuto lunedì scorso alle 3.06 con una scossa da 4.3 di magnitudo della scala Richter. Un’altra  scossa  di magnitudo 3 è stata registrata alle 5:16 di ieri  al largo delle coste campane e lucane, nel golfo di Policastro  tra Ispani, San Giovanni a Piro e Sapri, e di quello potentino di Maratea. 

Ma non solo nel Cosentino la terra ha tremato una scossa di terremoto di Magnitudo 3.1 è stata registrata nella tarda sera di ieri nell’area del Golfo di Squillace, tra le province di Catanzaro e Crotone. Secondo le rilevazioni dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, il sima ha avuto una profondità di 5,8 chilometri, con epicentro tra i comuni di Botricello (in provincia di Catanzaro) e Cutro (in provincia di Crotone). Il movimento tellurico è stato avvertito dalla popolazione, ma, secondo quanto si apprende dalle forze dell’ordine, non sono  stati registrati danni né a cose né a persone, anche se sono state subito avviate le verifiche del caso.

Infine a richiamare l’attenzione sui pericoli di una scossa sismica al Sud è Marco Vona, ricercatore di tecnica delle costruzioni dell’Università della Basilicata, il quale irmarca come «il timore vero rispetto alle polemiche degli ultimi giorni circa la prevedibilità o meno dei terremoti, perlopiù inutili in momenti così drammatici, è che si sposti l’attenzione su questioni diverse e poco rilevanti rispetto alle azioni che invece si potrebbe intraprendere per la messa in sicurezza del territorio, queste sì in maniera concreta. Un argomento di cui si parla, spesso a sproposito, con eccessiva enfasi in occasione di catastrofici eventi sismici ma di cui rapidamente ci si dimentica dopo pochi mesi». «A parte le diatribe tra studiosi, una maggiore sicurezza nei confronti del sisma si può conseguire solo se esistono edifici e infrastrutture realizzate o adeguate con criteri antisismici moderni. Per questo all’Università della Basilicata stiamo dedicando da tempo una grande attenzione al tema della valutazione e della riduzione della vulnerabilità sismica dell’esistente».

 

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