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«La Calabria è la regione nella quale sono detenute complessivamente oltre tremila persone nei 12 penitenziari regionali, che hanno però complessivamente una capienza regolamentare di poco superiore ai 1.800 posti. La mia presenza qui vuole essere testimonianza di vicinanza del primo sindacato della Polizia penitenziaria ai disagi quotidiani delle colleghe e dei colleghi in servizio in Calabria». Lo afferma, in una dichiarazione, il segretario generale del Sappe, Donato Capece, che da oggi è in Calabria in visita agli agenti di polizia penitenziaria in servizio nelle carceri di Catanzaro, Paola, Castrovillari e Rossano insieme al segretario generale aggiunto, Giovanni Battista Durante, ed al segretario nazionale Damiano Bellucci.   «Fino ad oggi – aggiunge Capece – la drammatica situazione determinata dal sovraffollamento è stata contenuta principalmente grazie al senso di responsabilità, allo spirito di sacrificio ed alla grande professionalità del Corpo di polizia penitenziaria. Ma queste sono condizioni di logoramento che perdurano da mesi e continueranno a pesare sulle donne e gli uomini della polizia penitenziaria in servizio nelle carceri calabresi per molti mesi ancora se non si smette di nascondere la testa sotto la sabbia. Le misure recentemente approvate dal Governo per contrastare il sovraffollamento penitenziario potrebbero cambiare in meglio la situazione complessiva. Oggi 1.545 degli oltre tremila detenuti presenti in Calabria sono in attesa di un giudizio definitivo. L’effetto più concreto che si otterrà con la legge fortemente voluta dal Ministro Severino è quello di ridurre la tensione detentiva determinata dal numero di persone che transitano per le strutture carcerarie per periodi brevissimi, Evitare cioè il meccanismo delle ‘porte girevolì, e cioè gli ingressi e le uscite dal carcere per soli pochi giorni: si stima, infatti, che ogni anno oltre 20 mila persone entrano ed escono dagli istituti penitenziari nell’arco di tre giorni. Iniziative, dunque, importanti, ma che da sole non posso bastare a risolvere l’emergenza carceri».   Secondo il Sappe, inoltre, il Governo debba attivarsi per l’espulsione dei detenuti stranieri. «Oggi nelle carceri italiane – ha detto Capece – abbiamo una percentuale di detenuti stranieri del 36%, più di 24 mila ristretti. Questo accentua, per le difficoltà di comunicazione e per una serie di atteggiamenti troppo spesso aggressivi, le criticità con cui quotidianamente devono confrontarsi le donne e gli uomini della polizia penitenziaria. Si pensi agli atti di autolesionismo, che hanno spesso la forma di gesti plateali, distinguibili dai tentativi di suicidio in quanto le modalità di esecuzione permettono ragionevolmente di escludere la reale determinazione di porre fine alla propria vita. Queste situazioni di disagio si accentuano per gli immigrati che per diversi problemi legati alla lingua e all’adattamento pongono in essere gesti dimostrativi». 

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