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C’è una nuova puntata nella storia giudiziaria che riguarda la Fiat e i tre operai licenziati, reintegrati ma tenuti comunque lontani dalla linea di produzione, accusati dall’azienda di aver fermato il lavoro durante uno sciopero, la notte tra il 6 e il 7 luglio 2010.

La Procura della Repubblica di Melfi ha citato in giudizio Giovanni Barozzino (ora senatore di Sel), Antonio Lamorte e Marco Pignatelli. 

La prima udienza del processo si svolgerà il prossimo 5 dicembre. I tre sono accusati di concorso in violenza privata e turbata libertà dell’industria. 

I tre operai (Barozzino e Lamorte facevano parte della Rsu-Fiom) furono licenziati dalla Fiat e la vicenda scatenò proteste e polemiche. Circa un mese dopo, comunque, il giudice del lavoro di Melfi accolse il ricorso della stessa Fiom e dispose il reintegro dei tre operai, che però non tornarono alle linee di produzione per decisione dell’azienda.

 Nel luglio del 2011, il Tribunale dette ragione alla Fiat contro il reintegro, mentre nel febbraio di un anno fa il Tribunale di Potenza lo dispose nuovamente. Nei prossimi giorni, il 13 giugno, è fissata l’udienza della Corte di Cassazione.     

 «Solidarietà di tutto il gruppo parlamentare di Sinistra Ecologia Libertà» ai tre operai viene espressa da Gennaro Migliore, presidente dei deputati di Sel. «Già una sentenza pronunciata dal Tribunale di Potenza ha riconosciuto il loro diritto a scioperare, ora – conclude Migliore – è il momento di chiudere una vicenda che, secondo la Corte, aveva visto licenziamenti temerari ‘per liberarsi di sindacalisti che avevano assunto posizioni di forte antagonismo».

Anche Barozzino, oggi tra i banchi di Palazzo Madama, è intervenuto. «Io spero che, questa volta, tutta, ma proprio tutta, la verità venga a galla e si metta la parola fine alla nostra vicenda. Va rilevato – continua Barozzino – che il capo di imputazione è cambiato. Noi ci difenderemo ancora una volta con i mezzi della verità. In tre anni è accaduto di tutto». 

Il segretario Fiom della Basilicata, Emanuele De Nicola giudica invece «singolare» il rinvio a giudizio dei dipendenti della Sata a tre anni dagli eventi. De Nicola cita anche la sentenza di Appello di un anno fa, nella quale il giudice esaminò il fascicolo penale aperto dalla denuncia della casa automobilistica. «Da allora non vi sono stati elementi aggiuntivi – rimarca il dirigente Fiom – quindi riconfermiamo la piena fiducia nella giustizia».   

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