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REGGIO CALABRIA – Gli affiliati della cosca Pelle di San Luca erano ossessionati dalla paura di essere intercettati, fino a sembrare paranoici (come li definiscono i carabinieri), al punto che avevano selezionato sulla base dell’affidabilità dal punto di vista personale e della capacità professionale, e assoldato alcuni tecnici che provvedevano a bonificare periodicamente i mezzi e le loro abitazioni.   È quanto emerso dalle indagini condotte dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Reggio Calabria che stamani hanno portato all’arresto di 26 persone.   Ogni esponente del clan aveva maturato una tecnica tutta propria alla quale faceva ricorso ogni volta si trovava in auto o, comunque, in un ambiente chiuso: dialogare a voce molto bassa, inquinare le voci alzando il volume della radio o della televisione o, addirittura, non parlare. Tutti, inoltre, erano attenti a cogliere anche il più piccolo malfunzionamento elettrico, rumori o fruscii nelle loro vetture, che potesse indicare la presenza di una microspia. 

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